Sentite “Yanny” o “Laurel”? L’audio virale confonde l’udito

via Pixabay

Non c’è dubbio che dice Yanny, non capisco come si possa sentire la parola Laurel!”; “Anche io sento Yanny”; “Io invece sento proprio Laurel”. Questo lo scambio di battute avuto poco fa tra colleghi, frutto della nuova sfida partita da Reddit e poi circolata sui social, in particolare su Twitter. Il contenuto è diventato virale ed è stato discusso da parecchie testate online. La domanda è se il nome pronunciato dalla voce robotica sia “Yanny” o “Laurel”, un quesito che ha aperto un dibattito acceso (si parla di migliaia di risposte) in cui entrambe le opinioni sembrano avere un peso simile. Intanto, ascoltate l’audio.

Chi percepisce la parola “Yanny” può essere portato a pensare che il vicino (che è sicuro di aver udito “Laurel”) lo stia beffando o che il suo udito stia facendo cilecca. Ma nessuna di queste due ipotesi è corretta.

Al contrario potrebbe esserci una spiegazione scientifica, in particolare fisica, ben più profonda. Quando parliamo, come spiega il linguista Rachel Gutman in un articolo su The Atlantic, produciamo onde sonore, che sono contraddistinte dalla lunghezza e dalla forma dell’onda. Quest’ultima dipende dalla nostra voce, a sua volta legata a caratteristiche della laringe, delle corde vocali, gola, bocca e naso.

Un ruolo importante è poi quello della lingua: a seconda di come la posizioniamo – se vicino ai denti oppure in altre parti della bocca – varia il suono prodotto e in particolare cambiano le cosiddette frequenze formanti, che in acustica sono quelle frequenze caratteristiche alle quali la voce ha un picco di ampiezza. Sono queste frequenze che definiscono, formano letteralmente, il suono prodotto. Nella voce umana ci sono diverse formanti, ma ciò che più conta è il rapporto fra la prima e la seconda. Sono questi gli elementi chiave che definiscono anche la percezione del suono.

Ma in questo caso, secondo la fonetista Chelsea Sanker della Brown University, il suono non è netto né nel far identificare la parola  “Yanny” né “Laurel”. Le persone che sentono Laurel, per esempio, percepiscono chiaramente una “l”, una “r” e una “l”, mentre nel mezzo non viene assolutamente percepita una “n”, proseguono gli esperti (anche se l’effetto nasale della voce potrebbe farla intuire). Quella “l” nell’ultima sillaba, al contrario, potrebbe somigliare in qualche modo allo strascico vocale alla fine della parola “Yanny”.

 

Un altro aspetto interessante: cambiando il tono del suono (ascoltate qui sopra), rendendo la voce più bassa e profonda, è più frequente percepire Yanny, mentre nel caso di tono alto e voce acuta gli ascoltatori propendono per Laurel. Questo fenomeno è legato di nuovo alle formanti: quando la voce viene abbassata artificialmente le formanti sono più alte ed è più comune percepire Yanny, mentre quando si alza il tono, sono più basse ed è più frequente sentire Laurel.

Ma questa sfida non rimane isolata: somiglia a un altro duello, sempre online e risalente a qualche anno fa, in cui la questione riguardava il colore di un abito (a righe, su questo almeno non c’era dubbio) in cui si chiedeva se il questo vestito fosse bianco e oro oppure blu e nero. E i partecipanti, anche in questo caso si erano divisi in due fazioni. Entrambe le interpretazioni erano da ritenersi corrette: secondo una possibile spiegazione, questa diversa percezione dipendeva dalla variazione del numero di specifici fotorecettori (chiamati coni) nella retina e associati al blu, mentre secondo un’altra ipotesi la ragione si trovava nella quantità di luce presente nell’ambiente.

Via Wired.it

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