Un dispositivo per rilevare se il cibo è andato a male

pixabay

Quando si tratta di olfatto, non sempre il naso può aiutarci. Soprattutto quando dobbiamo capire se il cibo è ancora commestibile oppure no. Ora a venirci in soccorso è un nuovo dispositivo messo a punto dai ricercatori dell’Università di Nanchino, in Cina, che si è dimostrato in grado di inviare segnali agli smartphone per avvertire i consumatori e i venditori quando il cibo, come la carne o altri prodotti deperibili, si è guastato. Come raccontano i ricercatori sulle pagine di Nano Letters, rivista dell’American Chemical Society, questo nuovo dispositivo potrebbe essere uno strumento molto utile per migliorare l’identificazione del cibo avariato, evitando un’intossicazione alimentare.

Molti di noi, infatti, hanno l’abitudine di annusare semplicemente un cibo per cercare di capire se è ancora buono o meno, una tecnica davvero poco affidabile. All’altro estremo, invece, ci sono gli ispettori del settore alimentare che spesso usano apparecchiature molto ingombranti e costose perrilevare i tanti batteri dannosi per la nostra salute che potrebbero essersi insidiati negli alimenti.

Per realizzare il nuovo dispositivo, i ricercatori si sono serviti della Near Field Communication (Nfc), o comunicazione in prossimità, ovvero una tecnologia che fornisce connettività wireless tra due dispositivi a corto raggio, fino a un massimo di 10 centimetri, cercando di incorporare un sensore nei tag Nfc (ovvero piccoli adesivi contenenti un chip Nfc, che vengono programmati tramite un’apposita applicazione per smartphone) per rilevare il deterioramento degli alimenti.

Gli scienziati hanno così creato un sensore di gas nanostrutturato, conduttivo e a base di polimeri in grado di rilevare sostanze chiamate ammine biogeniche (Ba), composti azotati contenuti in alimenti come pesci, carni, vino e formaggi e che conferiscono al cibo in decomposizione il suo cattivo odore. I ricercatori hanno così incorporato questi sensori nei tag Nfc posti accanto alla carne che era stata conservata per 24 ore a 30 gradi. I ricercatori hanno così potuto dimostrare l’efficacia di questi sensori, che erano in grado di rilevare quantità significative di Ba. I sensori, infatti, una volta registrate le quantità di ammine hanno attivato gli Nfc in modo che potessero trasmettere queste informazioni allo smartphone più vicino.

Via Wired.it

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here