Tutti pazzi per lo Yoga, cosa dice la scienza?

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(Foto via Pixabay)

Yogi di tutto il mondo unitevi: oggi 21 giugno è la Giornata internazionale dello yoga, istituita dalle Nazioni Unite nel 2014 a celebrare l’antica pratica a cavallo tra mente e corpo, tra le più note probabilmente delle medicine complementari, che mescola esercizio fisico, di respirazione, meditazione e filosofia. Una pratica che racchiude in realtà un cappello di discipline diverse, considerando i diversi stili di yoga praticati al mondo. Uno dei punti di forza e al tempo stesso di debolezza dello yoga quando si parla dei suoi benefici sulla salute.

Per tanti e diversi motivi. Perché i risultati ottenuti con una pratica non è detto che valgano per tutte le altre, perché le pratiche, in parte anche quelle dello stesso stile, sono tutto fuorché standardizzate e prevedono livelli diversi di attività fisica e meditazione, o temperature in cui esercitarsi. Questo, addizionato al fatto che non si possono davvero condurre studi in cieco per valutare l‘efficacia dello yoga – l’ideale per eliminare gli aspetti relativi alle attese che possono influenzare il giudizio su un trattamento – rende la scienza dello yogaquanto meno zoppicante, come riassumeva Julia Belluz nella rubrica Show me the Evidence su Vox.

Questo non significa che la letteratura in materia sia assente, tutt’altro. Significa piuttosto che mettere insieme dei punti fermi sia più difficile che in altri campi, che è complicato  fare interpretazioni e comparare gli studi fatti sul tema e anche estrapolare dati da revisioni che mescolano diversi tipi di pratiche che coinvolgono mente e corpo non è semplice.

Recentemente a cimentarsi nell’impresa è stato chi questo lo fa di mestiere, come la Cochrane, con una collezione speciale in materia di yoga. Lo stesso hanno provato a farlo il centro di medicina integrativa e complementare dei National Institute of Health, o il Sistema sanitario britannico, o la Harvard Medical School, solo per citarne alcuni. Cosa raccontano? Abbiamo provato a estrapolare alcuni aspetti, seguendo il filo per cui anche laddove lo yoga appaia promettente la soluzione per la maggior parte dei casi a conti fatti è la stessa: servono studi più rigorosi per avere ragionevoli certezze, e in quasi ogni caso non è chiaro se lo yoga, rispetto ad altri interventi fisici paragonabili, sia più o meno efficace. Ma ecco di cosa parliamo.

Potrebbe davvero aiutarvi per il mal di schiena
Contro il mal di schiena lo yoga potrebbe davvero funzionare. Alcuni studi, ricorda l’Nccih, suggeriscono infatti come lo yoga possa ridurre la disabilità, il dolore e la depressione correlati al dolore cronico, migliorando la funzionalità, intesa come capacità di muoversi; e yoga e stretching si sono mostrati inoltre più efficaci di un libro di auto-aiuto contro il mal di schiena. La Cochrane parla di evidenze da basse a moderate per l’efficacia dello yoga rispetto all’assenza di esercizio, precisando come al momento però non sia chiaro se “esistano differenze tra lo yoga e altri tipi di esercizio per migliorare dolore o funzione collegati alla schiena, o se lo yoga addizionato all’esercizio sia più efficace del solo esercizio”. I benefici potrebbero per la schiena derivare, si legge ancora nella revisione, da una maggiore consapevolezza del proprio corpo, da un maggior rilassamento a livello fisico e mentale oltre che da flessibilità e forza muscolare potenziate dalle posizioni assunte durante le sessioni di yoga. Quel che appare certo – ed eccoci al primo punto – è che serviranno studi più approfonditi per stimarne gli effetti, specie nel lungo termine, e che l’antica pratica indiana non è associata ad effetti collaterali gravi.

Contro l’asma sappiamo ancora troppo poco
Il razionale c’è. Gli esercizi di respirazione che aprono il torace e consento di controllare i muscoli impiegati nella respirazione nonché le tecniche di rilassamento sperimentate durante lo yoga lascerebbero ipotizzare un effetto anche a livello delle vie aeree dell’antica pratica millenaria. E in effetti, scrive la Cochrane in proposito, “lo yoga probabilmente migliora la qualità di vita e i sintomi delle persone con l’asma in una certa misura”, con evidenze di moderata qualità e per piccoli miglioramenti. Quanto effettivamente tangibili non è chiaro. Di nuovo, per capirci qualcosa di più serviranno studi più rigorosi, che coinvolgano un numero cospicuo di persone.

I legami con il sistema immunitario sono ancora dubbi
Succede, fin troppo facilmente, che qualche trovata, più o meno nuova, del settore lifestyle e benessere rincorra il mito di ridurre l’infiammazione. Un termine che sembra quasi diventato dimoda, in parte perché le evidenze emerse in materia negli ultimi anni indicano l’infiammazione come un meccanismo chiave del processo di invecchiamento e delle patologie correlate all’aumento dell’età. Se ne parla anche nel caso dello yoga e più in generale per le pratiche che mescolano aspetti fisici a quelli di carattere più mentali, come il tai chi o la meditazione. Cosa dice la scienza? Qualche risposta potrebbe arrivare da una revisionesul tema pubblicata un paio di anni fa che aveva passato in rassegna una ventina di trial clinici randomizzati su questo tipo di pratiche, yoga incluso. I risultati, raccontavano i ricercatori, mostravano da una parte una riduzione nell’espressione di geni correlati all’infiammazione, dall’altra risultati misti per marcatori cellulari o circolanti di infiammazione. A sorpresa degli stessi i ricercatori, inoltre, lo scorso anno uno studioevidenziava l’aumento sia dei marcatori anti che pro-infiammatori in seguito a sessioni di tre mesi di yoga o meditazione intensi. Gli scienziati in quell’occasione per spiegare quanto osservato ipotizzarono una sorta di “prontezza immunologia” associata alle pratiche studiate.

Potrebbe farvi sentire più soddisfatti
Potremmo fare due considerazioni: da una parte quella relativa ai benefici, anche quando modesti, registrati dallo yoga nei confronti di alcune condizioni, come il mal di schiena per esempio, dall’altra quella slegata a problematiche fisiche. Così può sembrare logico attendersi che se la pratica è associata a un miglioramento delle condizioni fisiche questo possa produrre, a cascata, un miglioramento anche della qualità della vita e in generale della sensazione di benessere, come precisa anche Susan Wieland del Cochrane Complementary Medicine Field. E alcuni indizi sembrano suggerire un miglioramento della qualità di vita anche in chi soffre di malattie oncologiche (solo pochi giorni fa è arrivato, per esempio, l’endorsement della American Society for Clinical Oncology all’utilizzo anche dello yoga in un approccio di cura integrato alla lotta al seno, come strumento per aiutare a migliorare la qualità di vita delle pazienti).

Ma cosa accade invece nella popolazione generale? In quella che non ricorre allo yoga come aiuto per gestire una condizione particolare? Secondo un articolo della Harvard Medical School chi pratica regolarmente yoga riesce ad acquisire una migliore consapevolezza del proprio corpo, di quello che si mangia e ha mediamente un indice di massa corporea inferiore rispetto a chi non lo pratica. Ma non mancano neanche ricerche e ricercatori che azzardano una connessione tra la sensazione di autostima sperimentata in seguito all’assunzione di pose tipiche dello yoga e l’attività del nervo vago, parte del sistema nervoso autonomo e coinvolto nei processi respiratori, circolatori e digestivi, con riflessi sulla sensazione di benessere e soddisfazione. Di nuovo, risposte più chiare potrebbero arrivare da ulteriori ricerche.

I rischi sono per lo più limitati
Il rispetto delle indicazioni, un’adeguata informazione e formazione, oltre a una dose di buon senso (per esempio non sforzarsi troppo, specialmente se si è solo all’inizio), rendono lo yoga una disciplina sommariamente sicura. Questo implica affidarsi sì a un buon istruttore, adeguatamente istruito e formato, ma anche tenere in considerazione che in alcune condizioni – come gravidanza, glaucoma, sciatica o pressione alta – delle posizioni potrebbero dover essere modificate o evitate, ricordano dall’Nih. “Fare yoga non è sicuro al 100%, ma niente lo è”, ricordava su Vox Holger Cramer, esperto di medicina complementare della University of Duisburg-Essen, a voler intendere come qualsiasi cosa, rispetto al niente, comportasse un rischio seppur minino. “Lo yoga è paragonabile a qualsiasi altre esercizio fisico sotto questo aspetto, è perfettamente sicuro se insegnato adeguatamente da persone che lo capiscono e hanno esperienza”, ribadiscono dall’Nhs, precisando come però per la maggior parte dei diversi tipi di yoga non siano così sostenute da poter essere conteggiate nei 150 minuti di attività fisica moderata-intensa raccomandati. I rischi (ridotti) per yoga nello specifico si riflettono a livello muscolo-scheletrico, nervoso o visivo, con le posizioni più a rischio complicazioni sono quelle sulla testa, sulle spalle, il fiore di loto, raccontava infine Cramer su Plos One.

Via: Wired.it

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