Cibo OGM? Se c’è l’etichetta siamo meno diffidenti

via Pixabay

Questo prodotto contiene organismi geneticamente modificati”: sugli scaffali dei supermercati del Vermont, negli Stati Uniti, è ormai frequente trovare confezioni che riportano la presenza di questo tipo di etichetta su prodotti alimentari. Una scelta che però non sembra avere effetti negativi sui consumatori, ma che al contrario appare ridurre in modo significativo la diffidenza, se non l’aperta ostilità, verso questo tipo di prodotti. È quanto rivela uno studio recentemente pubblicato su Science Advances dai ricercatori dell’Università del Vermont e dell’Università di Purdue.

I ricercatori hanno esaminato il modo in cui l’atteggiamento dei consumatori verso i prodotti transgenici si sia modificato dopo l’entrata in vigore della legge, nel luglio 2016, che obbliga le aziende a indicare chiaramente la presenza di OGM nei prodotti destinati al consumo nello Stato del Vermont.

Prima della sua entrata in vigore, la legge era stata ampiamente contestata dall’industria alimentare americana. Le aziende temevano infatti che l’etichetta potesse aumentare l’avversità nei confronti dei prodotti contenenti OGM, con ricadute negative sulle vendite. I risultati dello studio hanno invece rivelato che i consumatori non sono influenzati negativamente da questa scritta: anzi, il loro atteggiamento verso gli OGM è meno ostile. Non sappiamo però se tale cambiamento di rotta abbia anche portato ad un aumento dei consumi di prodotti OGM.

Lo studio, a due anni dall’applicazione della legge, è consistito nella raccolta di informazioni relative alla propensione dei consumatori verso gli OGM e nell’analisi delle risposte a questionari somministrati prima e dopo l’entrata in vigore della normativa. I ricercatori, inoltre, hanno confrontato i risultati con quelli ottenuti da indagini simili condotte nello stesso periodo in altri Stati americani. Lo studio ha rivelato che nel Vermont la riduzione dell’atteggiamento ostile contro gli OGM negli ultimi due anni era pari al 19%. Questo calo della diffidenza non è stato riscontrato nel resto degli Stati Uniti, dove l’attitudine era rimasta invariata nei periodi in cui sono stati somministrati i questionari.

Pur non avendo indagato in dettaglio le cause della variazione nel comportamento, i ricercatori hanno ipotizzato che l’etichettatura OGM sulle confezioni venga percepita dai consumatori come un segnale di trasparenza da parte delle aziende alimentari, e indice di un controllo rigoroso dei prodotti, che porta ad un atteggiamento meno avverso verso gli alimenti derivanti o contenenti organismi geneticamente modificati.

Sebbene gli scienziati siano sostanzialmente concordi nell’affermare che l’uso di OGM in campo agro-alimentare non sia nocivo per la salute, l’atteggiamento dei consumatori è in continua evoluzione. I risultati dello studio su Science mettono in luce come l’etichettatura esplicita e l’informazione trasparente sul contenuto dei prodotti messi in vendita possa favorire il processo di accettazione.

Riferimenti: Science Advances

Articolo prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara

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