Verso un ovaio artificiale ancora più sicuro

Circa il 2% delle donne in età riproduttiva e affette da un tumorerischiano di perdere la fertilità a causa degli aggressivi trattamenti antitumorali, come la chemio e la radioterapia. Una soluzione, già utilizzata da tempo, viene dalla crioconservazione dell’ovaio e dal successivo trapianto: con questa metodica tutto o parte del tessuto ovarico viene rimosso e congelato per poi essere ripristinato in un secondo tempo. Tuttavia, tale tecnica presenta un rischio, ancora non ben noto a livello quantitativo, che il tessuto reimpiantato contenga delle cellule tumorali, per cui dopo il trapianto la malattia potrebbe riprendere piede. Per ridurre questa probabilità, oggi arriva una nuova opzione, per ora testata su animali, che è stata sviluppata dal team di ricerca del Rigshospitalet a Copenhagen, in Danimarca. Il risultato è appena stato presentato al 34° meeting annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia in corso a Barcellona. Ecco in cosa consiste tale ovaio artificiale.

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