Opportunity, cosa succederà ora al rover marziano?

Dopo 15 anni di attività, la missione Opportunity su Marte è terminata, come ha annunciato la Nasa. Il rover dei primati – record di tempo trascorso sul suolo marziano, esplorazioni inedite per durata e qualità – ha smesso di inviare segnali. Il tutto è iniziato il 10 giugno, quando Opportunity ha smesso di comunicare con la Terra probabilmente a causa di una tempesta di sabbia. E il 12 febbraio la Nasa ha tentato per l’ultima volta di contattare la missione, senza riuscirci: per questo è stata dichiarata conclusa. Ma le domande aperte sono tante. Ad esempio, ora cosa ne sarà del suo corpo? A questa domanda provano a rispondere alcuni scienziati in un articolo su Live Science.

In generale è noto che alcuni materiali prodotti dall’essere umano e inviati nello Spazio vengono distrutti quando entrano in contatto con la radiazione solare, come è probabilmente avvenuto per la Tesla Roadster mandata nello Spazio dal visionario magnate Elon Musk.

Tuttavia la Tesla era costituita anche da fibre organiche e plastiche, mentre il rover Opportunity è composto principalmente da materiali metallici meno flessibili.

A questo proposito Jeff Moersh, docente di scienze planetarie all’Università del Tennessee e membro del team Opportunity – anche se non esperto di ingegneria dei rover, come sottolinea lui stesso – ricorda che anche il rover della Nasa possiede delle parti in plastica che potrebbero essere danneggiate o disintegrate sotto l’effetto della radiazione solare.

A parte questi piccoli pezzi, rovinati dal sole, nel futuro è probabile che Opportunity possa apparire com’è ora, alla vista di altre missioni – oppure di astronauti nello Spazio inviati su Marte, un’intenzione della Nasa e non solo. Il rover potrebbe risultare soltanto molto più polveroso, sottolinea l’esperto, e la presenza di polvere non è un elemento nuovo su Marte. La situazione sarebbe stata diversa se il corpo fosse stato sulla Terra, dove un qualsiasi oggetto, anche di grandi dimensioni, nel tempo finisce sottoterra, a causa degli effetti dell’acqua e della terra, in particolare della tettonica delle placche. Danni veri, invece, Opportunity potrebbe subirli su una scala di tempo molto lunga, non di poche centinaia di anni: dopo milioni e milioni di anni, in teoria, il rover potrebbe essere essere stato colpito da materiali provenienti da eventuali impatti sul pianeta rosso e così essere rovinato. L’idea è che possa soltanto lasciare un’impronta di quello che era e in qualche modo ricordare quello che in ambito paleontologico è un fossile.

Ma prima di arrivare ad oggi il rover ha ottenuto tanti successi e ha ha anche superato il rover Spirit (spedito insieme a Opportunity), che ha smesso di inviare segnali nel 2011. Dal giorno in cui è atterrato Opportunity, inoltre, il team di scienziati ha guidato la missione da un sito geologico ad un altro, fino ad arrivare sul bordo occidentale della Perceverance Valley. Vista la tenacia del rover – che in questo caso, in base alle parole utilizzate viene un po’ umanizzato, anche se rimane un veicolo spaziale – il posto in cui ha terminato la sua attività non poteva avere un nome più adeguato. “Non posso pensare ad un posto più appropriato dove Opportunity resterà per sempre”, conclude Michael Watkins, direttore del Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Gli altri scienziati hanno spiegato che sono stati compiuti tutti gli interventi possibili, ma ormai la probabilità di ricevere segni di vita era troppo bassa per continuare a provare.

Via: Wired.it

Credits immagine di copertina: NASA/JPL images

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