Erosione: gli esseri umani consumano la Terra come ghiacciai e fiumi

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Con le loro attività, gli esseri umani erodono le pianure allo stesso ritmo con cui i  fiumi e i ghiacciai scavano le montagne. Lo ha dimostrato uno studio pubblicato questa settimana su Nature Geoscience.

Scopo di Michele Koppes, docente di geografia presso l’University of British Columbia (Canada) e autore dell’articolo, era quello di verificare la teoria che vuole l’erosione a opera dei ghiacciai più veloce di quella dei fiumi. Invece ha scoperto che non solo entrambi hanno la stessa forza erosiva, ma che l’attività antropica, con le moderne tecniche agricole e l’intenso sfruttamento dei terreni, rischia seriamente di rimodellare la terra alla stessa velocità.

Campioni di erosione

Normalmente l’erosione è più evidente ad altitudini elevate, dove le forze tettoniche di sollevamento delle montagne combattono con l’effetto “grattugia” dei ghiacciai e il dilavamento operato dai fiumi d’alta quota.

Una delle questioni classiche della geologia è capire cosa scava e rimodella di più il paesaggio, se gli uni o gli altri. Secondo la teoria che ha goduto finora di maggior credito, i ghiacciai battono i corsi d’acqua dieci a uno, cioè erodono la terra dieci volte più velocemente dei fiumi.

Koppes, con l’aiuto di David Montgomery dell’Università di Washington, ha creato un database aggiornato che raccoglie l’attività erosiva di oltre 900 trai più grandi fiumi e ghiacciai, compiuta nell’arco di un decennio. Risultato: entrambi scavano una media di un centimetro l’anno.

Una terza forza incontrastata: gli esseri umani

Ma c’è stata anche una seconda scoperta. “I modelli hanno mostrato che, alle basse altitudini, lo sfruttamento intensivo dei terreni per l’agricoltura ha raggiunto una velocità di erosione simile”, scrivono i ricercatori, “con la differenza che le pianure non presentano una attività tettonica di innalzamento che contrasti questo fenomeno”. E all’effetto antropico andranno ora anche aggiunti quelli dei cambiamenti climatici e delle eruzioni vulcaniche, finora trascurati. (a.d.)

Riferimento: doi:10.1038/ngeo616

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