Salute

Vaccino anti-covid, servirà una quarta dose?

Presto la maggioranza degli italiani avrà ricevuto la terza dose del vaccino anti Covid-19. Ed è un bene, visto che i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss) certificano che l’iniezione booster porta oltre il 97% l’efficacia nel prevenire la malattia in forma severa. Dopo la terza servirà anche una quarta dose? La risposta più corretta, al momento, è che non si sa. 

Alcuni paesi hanno iniziato a muoversi in questo senso, con Israele (come sempre in questa pandemia) a fare da apripista. Ma interrogato a riguardo, il capo della strategia vaccinale dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) Marco Cavaleri si è dimostrato scettico. “Al momento non abbiamo dati a riguardo – ha spiegato nel corso di una conferenza stampa –. L’uso di richiami può essere considerato come parte di una strategia emergenziale. Ma non possiamo continuare a somministrare un booster ogni 3-4 mesi: non è una strategia sostenibile”.

Serve una strategia globale

I dubbi di Cavaleri non sono indirizzati all’utilità di un ulteriore booster per determinate categorie di persone ad alto rischio, come possono essere i pazienti immunocompromessi, per i quali a detta dell’esperto dell’Ema la quarta dose può essere consigliata anche subito. È sulle strategie di immunizzazione di massa, nella maggioranza della popolazione che già con tre dosi ha un’altissima protezione dai rischi di malattia grave, ospedalizzazione e decesso, che invita a una riflessione. “Un booster ogni quattro mesi rischia di affaticare la popolazione e di stressare il sistema immunitario – ha sottolineato Cavaleri – fornendo una risposta immune più bassa”. 

Se la situazione epidemiologica lo renderà possibile, e necessario, la strategia migliore sarebbe piuttosto quella di arrivare a una vaccinazione annuale, simile a quella dell’influenza, da effettuare preferibilmente all’inizio della stagione fredda, quando (lo abbiamo visto anche quest’anno) tende a presentarsi una nuova ondata di Covid-19. Con quale vaccino effettuarla, poi, è un’altra grande incognita: i produttori stanno già aggiornando i vaccini per la variante omicron, ma a detta dell’Ema continuare a “inseguire la pandemia” e le nuove varianti virali potrebbe non essere la scelta più giusta.


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Quarta dose per i pazienti a rischio

La maggior parte del mondo sembra condividere il parere dell’agenzia europea. Stati Uniti, Regno UnitoCile e Grecia al momento hanno deciso di offrire la quarta dose ai loro cittadini, ma unicamente per i pazienti immunocompromessi, che hanno effettuato un ciclo primario di tre dosi (come da noi, con la cosiddetta dose aggiuntiva). A giustificare questo approccio sono i risultati di studi come l’Octave trial (Observational Cohort Trial T Cells Antibodies and Vaccine Efficacy in SARS-CoV-2), che ha dimostrato una minore produzione di anticorpi in 4 pazienti immunocompromessi su 10 in seguito alle prime due dosi di vaccino. 

Come riporta un articolo del Bmj, i dati preliminari di diversi studi in corso sull’efficacia della terza dose in queste categorie di pazienti sembrano indicare che solo un 50% di quelli che non avevano reagito alla seconda dose raggiungono i livelli desiderati di anticorpi con la dose aggiuntiva. E questo lascia un quarto dei pazienti più fragili ancora a rischio, giustificando la somministrazione di una quarta dose booster, nella speranza che sia sufficiente per spingere il sistema immunitario a reagire a dovere.

Israel sarà il banco di prova

Come dicevamo, Israele ha scelto una strategia differente: procedere con una seconda dose booster di vaccino per un’ampia parte della popolazione. Dal 3 gennaio, infatti, personale sanitario, ospiti di Rsa e case di riposo e tutta la popolazione over 60 hanno diritto a richiedere la quarta dose. La decisione – ha spiegato il premier Naftali Bennett – è basata sui risulti di un piccolo studio (ancora non pubblicato) che ha coinvolto 154 sanitari israeliani, che hanno già ricevuto la quarta dose del vaccino Pfizer. Stando ai dati raccolti, la dose booster avrebbe aumentato di cinque volte i livelli di anticorpi nell’organismo dei riceventi, a una settimana dall’iniezione. P

er le autorità israeliane, questo è sufficiente a giustificare una nuova dose booster, perché probabilmente l’aumento dei livelli di anticorpi è correlato a una maggiore protezione nei confronti di infezioni e malattia severa. Della stessa opinione le autorità tedesche, che hanno annunciato nelle scorse settimane di ritenere fondamentale una quarta dose per affrontare l’avanzata della variante omicron. Molti esperti però non sono della stessa idea: che un booster aumenti la risposta immunitaria non è sorprendente, la questione è capire se è realmente necessario rincorrere l’ideale di un alto livello di anticorpi nell’organismo, o se invece la protezione che offre la vaccinazione con una singola dose booster è già ottimale in termini di ricoveri, forme gravi e decessi.

via Wired.it

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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