Spazio

Crew Dragon, perché abbiamo bisogno di nuovi taxi spaziali

Con un ammaraggio perfetto nel Golfo del Messico, il taxi spaziale Crew Dragon di SpaceX è finalmente tornato sulla Terra. Segnando, così, l’ennesimo successo di Elon Musk: con a bordo i due astronauti Robert Behnken e Doug Hurley, infatti, si è così concluso il primo viaggio di una navicella costruita da una azienda privata verso la Stazione spaziale internazionale (Iss), che segna perciò l’inizio di una nuova era dell’esplorazione spaziale. Dopo alcune incertezze sulla partenza della Crew Dragon, dovute al maltempo che avrebbe potuto interessare le zone dello splashdown, la Nasa ha dato il suo via libera, facendo ammarare la navicella all’orario previsto, intorno alle 20:50 (ora italiana) del 2 agosto, a largo delle coste di Pensacola (in Florida).

La missione di SpaceX

La missione di SpaceX, chiamata Demo-2, era partita lo scorso 30 maggio dalla rampa di lancio 39A del Kennedy Space Center, in Florida (anche in questo caso, il lancio era stato rinviato a causa del meteo sfavorevole). Un giorno davvero indimenticabile per gli Stati Uniti: per la prima volta, infatti, due astronauti della Nasa hanno raggiunto la Iss grazie a un’azienda privata. Ma non solo: dopo 9 anni, ossia da quando è terminato il programma dello Space Shuttle (2011) è stato il primo volto di astronauti a partire dal suolo americano, ponendo fine, quindi, al trasporto nello Spazio con la navicella russa Soyuz. Durante la missione, i due astronauti hanno testato le prestazioni dei sistemi della Crew Dragon, tra cui i propulsori di manovra e la sua capacità di agganciarsi alla Iss, oltre ad aver svolto passeggiate spaziali e alcuni esperimenti in condizioni di microgravità.

Il ritorno della Crew Dragon

Dopo essersi sganciata dalla Iss all’1:35, la Crew Dragon ha fatto ritorno sulla Terra, eseguendo un ammaraggio perfetto e riportando i due astronauti sani e salvi a casa dopo 62 giorni a bordo della Iss. In uno splashdown che non accadeva da ben 45 anni: l’ultima volta era stata il 24 luglio del 1975, quando gli astronauti Thomas Stafford, Vance Brand e Donald Slayton terminarono al largo delle coste delle Hawaii la missione Apollo-Soyuz. “Bentornati a casa, Bob e Doug! Congratulazioni ai team Nasa e SpaceX per l’incredibile lavoro svolto per rendere possibile questo volo di prova”, ha commentato l’amministratore della Nasa Jim Bridenstine. “È una testimonianza di ciò che possiamo realizzare quando lavoriamo insieme per fare qualcosa che finora si riteneva impossibile. I partner sono fondamentali per compiere i prossimi passi nelle future missioni sulla Luna e su Marte”.

Via: Wired.it

Leggi anche: Crew Dragon, come seguire lo splashdown della navicella di Space X

Crew Dragon: i momenti più emozionanti della missione Demo 2, dal lancio all’arrivo sulla Stazione spaziale

Credits immagine di copertina: Nasa/Bill Ingalls

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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