Dalla Crispr una speranza per la distrofia muscolare

Ritenuta la vera rivelazione scientifica dell’anno, la tecnica di editing genomico Crispr/Cas comincia già a dare risultati promettenti: grazie all’innovativo sistema di ingegneria genetica è infatti stato possibile bloccare, in modelli animali, la progressione della distrofia di Duchenne, una patologia degenerativa che colpisce le fibre muscolari fin dall’infanzia. A dimostrarlo, sulle pagine di Science, tre studi indipendenti, i cui autori hanno mostrato come fermare la degenerazione dei muscoli e ottenere un miglioramento della forza fornendo così la chiave per la ricerca di potenziali terapie per il trattamento della malattia.

Facciamo un passo indietro. La distrofia di Duchenne è una patologia causata dalle mutazioni del gene che produce la distrofina, una proteina che permette la coesione delle fibre muscolari. Il gene contiene 79 regioni, chiamate esoni: se uno di questi viene colpito da una mutazione la catena proteica non viene costruita, causando la lacerazione del muscolo fino alla sua completa distruzione. Attualmente la terapia genica si era basata sull’introduzione nelle cellule di una copia sana del gene malato, con il rischio però che questa fosse posizionata nel punto sbagliato del genoma, dando così risultati altrettanto dannosi.

La tecnica Crispr/Cas ha permesso invece di individuare ed eliminare con precisione il frammento di dna coinvolto: i ricercatori hanno così eliminato l’esone che blocca il processo di sintesi della distrofina, ossia l’esone 23, che risulta mutato nell’83% dei casi. Inoltre, la sintesi della proteina, seppur non perfetta, ha permesso il parziale recupero delle capacità muscolari. Charles Gersbach e il suo team della Duke University sono riusciti a riattivare la produzione di distrofina nei topi adulti, ottenendo miglioramenti anche nel muscolo cardiaco e in quelli respiratori. Risultati simili sono stati evidenziati anche nei topi appena nati dal team di Chengzu Long dell’Università del Texas; il terzo gruppo, dell’Università di Harvard, ha dimostrato infine che la correzione del gene ha generato la corretta produzione di distrofina anche nei precursori delle cellule muscolari.

I risultati degli studi sono più che soddisfacenti, anche se la strada per arrivare alla terapia nell’uomo rimane ancora lunga. “C’è ancora molto lavoro da fare per tradurre questi risultati in una terapia umana e dimostrarne la sicurezza”, ha detto Gersbach. “Vogliamo ora perfezionare le modalità di consegna del sistema di editing genetico, valutando l’efficacia dell’approccio in modelli della malattia più gravi, e la sua sicurezza in animali più grandi, con l’obiettivo finale di arrivare a test clinici”.

Riferimenti: Science doi: 10.1126/science.aad514310.1126/science.aad572510.1126/science.aad5177

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