Salute

Donne leader in oncologia? No grazie

Un rallentamento, se non una vera e propria battuta d’arresto. E’ quello che si sta verificando in oncologia, quando si analizzano i dati relativo all’equilibrio di genere, secondo gli ultimi studi condotti da ESMO Women for Oncology: le donne, è la conclusione, continuano a essere sottorappresentate nelle posizioni di leadership sebbene rappresentino una quota crescente della forza lavoro in oncologia.

I dati raccolti nel triennio 2017-2019 vanno a integrare un lavoro precedente condotto negli anni 2015 e 2016. Grazie alla collaborazione delle diverse società scientifiche internazionali, ESMO Women for Oncology ha calcolato il numero di donne nei Consigli di amministrazione, il numero di quelle che presiedono le organizzazioni professionali, e la quota di relatrici ai congressi in tutto il mondo.

I risultati della ricerca appena pubblicata su ESMO Oncology sono sconfortanti. In primo luogo, nei paper pubblicati su riviste di alto livello, le oncologhe hanno una probabilità significativamente maggiore di essere le prime autrici, anziché le ultime – posizione che indica la leadership di una ricerca pubblicata. La percentuale di prime autrici resta simile nel corso degli anni: erano il 38,0% nel 2017, il 37,1% nel 2018, il 41,0% nel 2019. La percentuale di ultime autrici è invece diminuita, passando dal 30,4% del 2017 al 24,2% del 2018, mentre è aumentata al 28,5% nel 2019.

Per quanto riguarda le relazioni ai congressi internazionali/nazionali di oncologia, le donne hanno una probabilità significativamente inferiore di essere invitate rispetto ai colleghi maschi (dal 29,7% nel 2015 al 36,8% nel 2019).

E ancora: le donne rappresentano poco più di un terzo dei membri del consiglio di amministrazione delle società oncologiche internazionali/nazionali (il 26,8% nel 2016, il 35,8% nel 2019).

“Il nostro è il primo progetto del suo genere a raccogliere una così grande quantità di dati affidabili su scala internazionale, e dunque offre una prospettiva globale su come si è evoluto negli ultimi anni l’accesso delle oncologhe a ruoli di primo piano nel loro campo, e ci consente di fare confronti sia nel tempo che tra regioni”, dice Cristiana Sessa dell’Istituto di oncologia della Svizzera meridionale, Bellinzona, che ha condotto lo studio. Secondo Anna Berghoff dell’Università di Medicina di Vienna, Austria, coautrice dello studio, i risultati illustrano che l’uguaglianza di genere in oncologia è ancora di là da venire. “Il numero di donne che guidano la ricerca sul cancro sembra essersi stabilizzato. E questo è un problema, perché la leadership femminile è trainante per le nuove generazioni di donne nel raggiungimento di posizioni apicali. E’ un circolo virtuoso la cui esistenza è emersa chiaramente anche dalla nostra ricerca: la percentuale di donne nei consigli di amministrazione di una società scientifica è positivamente associata al numero di relatrici ai suoi congressi”.

Secondo Sessa, lo sforzo di ESMO Women for Oncology per colmare il divario di genere in oncologia serve non solo a migliorare oggi la consapevolezza della comunità medica nelle aree più critiche, ma rappresenta la base per le attività necessarie a colmare il divario di genere e garantire parità di accesso allo sviluppo professionale in futuro.

Credits immagine: Gabrielle Henderson on Unsplash

Elisa Manacorda

Giornalista, è direttrice di Galileo, che ha fondato nel 1996 con altri giornalisti e ricercatori. Scrive di scienza e tecnologia per le principali testate italiane. E’ docente al Master SGP della Sapienza Università di Roma, collabora con il Master in Comunicazione della Scienza dell'Università di Ferrara. Con Letizia Gabaglio è autrice di "Il Fattore X" sulla medicina di genere.

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