Dalle piante un’arma contro l’Hpv

    Viene dalle piante di tabacco la nuova speranza per curare la seconda forma di cancro più frequente nella popolazione femminile, dopo il tumore al seno. Provocato quasi nel 100 per cento dei casi dal Papilloma virus (Hpv), il carcinoma alla cervice è il primo tumore per cui è stato approvato e sarà prossimamente distribuito un vaccino preventivo (Stop al cancro alla cervice). Non esiste invece una strategia terapeutica per le donne che sono già state infettate o per quelle che non potranno usufruire della profilassi, escluse dalla vaccinazione per ragioni di età. Una novità in questo senso arriva dal laboratorio di virologia dell’Istituto nazionale tumori Regna Elena (Ire) e il Dipartimento biotecnologie, agroindustria e protezione della salute del Centro ricerche Casaccia dell’Enea, grazie alla collaborazione con il Center for Molecular Biotechnology del Fraunhofer Institute (Usa).

    I ricercatori hanno utilizzato proteine purificate da piante di tabacco per mettere a punto una immunoterapia contro il ceppo virale Hpv 16, che insieme al ceppo Hpv 18 è quello maggiormente associato al tumore della cervice. La terapia, come si legge sulla rivista Vaccine, ha dimostrato una altissima efficacia in un modello animale, in cui si è ottenuta la guarigione di tumori sperimentalmente indotti. “La tattica è stimolare il sistema immunitario dell’ospite a riconoscere la cellula tumorale infetta ed eliminarla. Questo procedimento, che è più corretto chiamare di immunoterapia anziché vaccinazione terapeutica, è stato ipotizzato per molti tumori ma in quelli collegati all’infezione da Hpv sembra essere più promettente, perché è rivolto contro le proteine del virus e non contro quelle dell’ospite”, spiega Aldo Venuti, responsabile del Laboratorio di virologia Ire . “In altre parole, una proteina del virus viene utilizzata come vaccino (immunogeno) per fare in modo che il sistema immunitario riconosca ed elimini tutte le cellule in cui è presente questa proteina”.

    La  particolare formulazione, la semplicità di produzione e il basso costo di questo vaccino terapeutico aprono le porte agli studi clinici sull’essere umano. La prevenzione resta un’arma importantissima per il tumore della cervice uterina attraverso il pap test e i nuovi metodi di screening che Galileo ha descritto in “Lotta la papilloma virus” e “Nuove strategie contro Hpv”. Oggi in Italia l’incidenza delle forme pre-neoplastiche è di 10 casi ogni mille donne e il carcinoma avanzato colpisce 10 pazienti ogni 100 mila. Ma le vittime, 270 mila donne all’anno nel mondo, si contano soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove garantire a tutte le donne la possibilità di sottoporsi a visite e test ogni due-tre anni è un’impresa al limite del possibile, come si racconta in “Salute riproduttiva a rischio”.

    L’introduzione del vaccino profilattico aiuterà ad abbassare la diffusione della malattia, ma avrà ricadute fra decenni perché è rivolto alle giovani ancora non sessualmente attive e che quindi non possono essere state infettate da Hpv. Inoltre, ha costi elevati che difficilmente potranno essere sostenuti dai paesi più poveri. Per questo, un futuro vaccino terapeutico di semplice produzione potrebbe essere l’unica risposta per fermare l’infezione nelle donne già infettate e per offrire una chance di cura alle donne nel Sud del mondo.

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