Società

La Mafia si contrasta colpendo gli “influencer”

Capire (e combattere) la Mafia attraverso la social network analysis. È questo l’innovativo approccio adottato da un team di ricercatori italiani, dislocati tra Regno Unito e Sicilia, per sviluppare strumenti che supportino le forze dell’ordine nella lotta alla criminalità organizzata. Attraverso l’analisi di documenti di custodia cautelare, verbali di appostamenti e intercettazioni telefoniche, gli esperti hanno ricostruito la struttura di due cosche mafiose siciliane e il flusso di informazioni all’interno della rete, per scoprire quale fosse il modo più efficace di interrompere le attività criminali.

Ricostruire le reti della Mafia

Le relazioni che un individuo instaura incontrando altre persone o parlandoci al telefono vanno a definire una rete sociale, spiegano gli autori. In gergo tecnico le persone della rete sociale vengono chiamate ‘nodi’ e le relazioni ‘archi’. In questo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, i ricercatori hanno ricostruito la struttura di due cosche mafiose del territorio dei Nebrodi staccatesi da Cosa Nostra nei primi anni Duemila analizzando i documenti contenuti in un’ordinanza di custodia cautelare, ossia verbali di appostamenti e intercettazioni telefoniche.

Un po’ quello che si fa nelle normali attività di indagine, con però l’obiettivo di individuare il modo più efficiente per disarticolare la rete. L’opzione ‘arrestiamoli tutti’ infatti non è percorribile per limiti che sono intrinseci al sistema: i tempi di azione e reazione delle organizzazioni criminali, delle forze dell’ordine e della giustizia, infatti, sono diversi. Perciò i ricercatori si sono chiesti quale fosse il modo migliore per rendere la rete criminale meno attiva possibile, ipotizzando di attuare interventi, cioè arresti o retate, mirati.

Arrestare gli “influencer” mafiosi

I ricercatori hanno dunque cercato un modo per identificare i nodi centrali della rete mafiosa, misurandone la betweenness, un parametro che indica quanto quell’individuo è influente. Per essere più precisi la betweenness è la tendenza di un individuo, o di una relazione, a trovarsi in mezzo al percorso minimo nel flusso di informazioni. In una rete sociale mafiosa l’informazione – per esempio l’ordine di commettere un reato – viaggia da un nodo a un altro seguendo un percorso minimo, che è quello più sicuro perché offre meno probabilità di essere scoperti. Meno persone sono a conoscenza di una data informazione meglio è, quindi i pochi che si trovano sui percorsi di informazione sono tanto più cruciali.

Una volta identificati i nodi centrali, i ricercatori hanno chiesto a un software di simulazione cosa sarebbe successo se fossero stati rimossi in modo mirato. Ne hanno concluso che la rete perde struttura, e quando si arriva a un certo livello di rimozione la rete non è più tale, perché le informazioni non possono più fluire.

Verso strumenti “anti-mafia” sempre più sofisticati

Gli scienziati lavorano ormai da diverso tempo per lo sviluppo di software che supportino il lavoro delle forze dell’ordine, e questo è un ulteriore passo in avanti verso strumenti sempre più sofisticati. Tuttavia le simulazioni attuali, sottolineano gli autori, hanno ancora molti limiti e non includono diverse variabili. Il prossimo passo sarà lavorare per includere nelle simulazioni le reazioni della rete criminale alle interferenze esterne così da prevedere come i nodi ripristinano i contatti riorganizzando la rete.

Fonte: Plos One

Immagine: Gordon Johnson via Pixabay 

Mara Magistroni

Nata e cresciuta nella “terra di mezzo” tra la grande Milano e il Parco del Ticino, si definisce un’entusiasta ex-biologa alla ricerca della sua vera natura. Dopo il master in comunicazione della scienza presso la Sissa di Trieste, ha collaborato con Fondazione Telethon. Dal 2016 lavora come freelance.

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