Si conosce sempre di più sulla malattia Covid-19, dalle sue manifestazioni respiratorie a quelle vascolari. Ma si naviga ancora molto a vista per quanto riguarda la sindrome Long Covid, la condizione di malessere diffuso accompagnata talvolta da una sequela di disturbi che perdurano anche mesi dopo che l’infezione si è risolta e il virus eliminato. Per capirla meglio e fare previsioni su cosa aspettarsi per il futuro, gli esperti della Washington University School of Medicine di St. Louis hanno analizzato i dati di 87mila pazienti Covid e quelli di quasi 5 milioni di pazienti di controllo, concludendone che aver contratto il coronavirus aumenta il rischio di morte nei sei mesi successivi alla guarigione, in proporzione con la gravità della malattia. Lo studio, pubblicato su Nature, è considerato il più completo finora realizzato su Long Covid.
Per cominciare, i ricercatori hanno stilato l’elenco dei sintomi a lungo termine lamentati da pazienti guariti dal coronavirus Sars-Cov-2 e che colpiscono (non sempre e non tutti insieme, comunque) diversi distretti corporei e sfere. Si va da un generale malessere, stanchezza e anemia a problemi respiratori (tosse persistente, mancanza di respiro e bassi livelli di ossigeno nel sangue), dal mal di testa ai problemi di memoria e di percezione di sapori e odori, dai problemi cardio-cerebro vascolari (ictus, alterazioni del ritmo cardiaco, malattia coronarica acuta, trombi) a quelli metabolici (comparsa di diabete e alterazioni del colesterolo). Non vengono risparmiati i reni né il sistema gastrointestinale (costipazione o diarrea, reflusso gastroesofageo). Possono comparire eruzioni cutanee e perdita di capelli. Anche la salute mentale ci rimette: la sindrome comprende anche possibile depressione, ansia, disturbi del sonno.
Long Covid, la lunga convalescenza dopo il coronavirus
“Questo studio differisce da altri che hanno esaminato la sindrome Long Covid perché, invece di concentrarci, ad esempio, solo sulle complicazioni neurologiche o cardiovascolari, abbiamo adottato una visione ampia e utilizzato i vasti database della Veterans Health Administration per catalogare tutte le malattie che possono essere attribuibili a Covid-19 “, ha spiegato Ziyad Al-Aly, tra gli autori della ricerca.
L’analisi ha poi permesso di dedurre il rischio di morte dei sopravvissuti a Covid-19 nei successivi 6 mesi: dalle stime sembra che aumenti di oltre il 50% rispetto al rischio associato a altre condizioni.
I ricercatori riportano anche un focus che paragona Covid-19 e influenza stagionale. I pazienti ricoverati per Covid-19 e sopravvissuti avevano un rischio di morte più alto del 50% rispetto ai pazienti ricoverati per influenza stagionale e sopravvissuti: l’eccesso di morti calcolato è stato di 29 su mille pazienti a sei mesi dalla diagnosi. “Rispetto all’influenza, Covid-19 ha mostrato un carico di malattia notevolmente più elevato sia nell’entità del rischio che per l’ampio coinvolgimento di organi e apparati”, ha chiarito Al-Aly. “Long-Covid è più di una tipica sindrome postvirale”.
“Queste morti dovute a complicazioni a lungo termine dell’infezione non sono necessariamente registrate come morti dovute a Covid-19. Le morti che stiamo contando a causa dell’infezione virale immediata potrebbero essere solo la punta dell’iceberg“, ha concluso il ricercatore. “Non è un’esagerazione affermare che Long Covid rappresenta la prossima grande crisi sanitaria […]. Gli effetti persistenti [di Covid-19] si riverbereranno per molti anni e persino decenni. I medici devono essere vigili nel valutare le persone che hanno avuto Covid-19. Questi pazienti avranno bisogno di cure integrate e multidisciplinari”.
Via: Wired.it
(Credits immagine: Gerd Altmann via Pixabay)
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