A ognuno il suo soccorso

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MASSIMO ha 57 anni e viaggia con la sua moto per le vie di una piccola città di provincia. Va di fretta. A un incrocio non presta attenzione: una macchina sta arrivando a forte velocità e non rispetta lo stop. Trenta secondi più tardi Massimo è riverso sulla strada, incosciente. Viene chiamato subito il 118 e i medici capiscono che il motociclista è in coma, con emorragie gravi a livello del torace e dell’addome, non riesce a respirare, e ha anche delle fratture multiple complesse. Massimo deve raggiungere un ospedale il prima possibile; ma allo stesso tempo la sua situazione è così grave che non basta un pronto soccorso qualunque, ha bisogno di cure complesse che solo un centro specializzato può garantire. «In casi come questi il personale che gestisce l’emergenza deve prendere una decisione sulla base del tempo impiegato a raggiungere il pronto soccorso ma anche delle strumentazioni e delle competenze di cui ha bisogno il paziente », spiega Giovanni Gordini, direttore della Rianimazione, emergenza territoriale 118 di Bologna. Massimo verrà portato in un centro con grandi volumi di attività e quindi maggiore competenza (Hub), anche se magari non sarà quello più vicino.

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