Sguardi differenti, contro gli stereotipi di genere

sguardi copertina

AAVV
Sguardi differenti
Il punto su sessismo, gender e alienazione genitoriale
Casa editrice mammeonline, 2016
Euro 10,00

Spesso le prefazioni dei libri sembrano scritte proprio per non essere lette. O magari, a dispetto del nome, per essere lette solo quando il libro è finito. Quella che Valeria Fedeli, vice presidente del Senato, ha scritto per il libro “Sguardi differenti. Il punto su sessismo, gender e alienazione genitoriale” (Casa editrice mammeonline 2016, 10 euro) fa eccezione. Perché è una lettura bella e istruttiva, da compiere prima di affrontare i diversi capitoli di questo utile libro.

Scrive infatti Fedeli, introducendoci immediatamente al tema e agli obiettivi del libro: “Che bisogno c’è di saper educare alle differenze? Perché è necessario sviluppare gli studi di genere e lasciare esprimere le loro grandi potenzialità? Perché quella del gender è una mistificazione ideologica che va smascherata? Quali sono le origini della cosiddetta teoria della sindrome d’alienazione parentale e gli obiettivi dei suoi sostenitori?”. E infatti queste sono le domande cui il libro vuole dare risposte, grazie alla collaborazione di un nutrito pool di autrici e autori dalle competenze più diverse, ma tutte utili per sviluppare al meglio il discorso: in sociologia, pedagogia, filosofia, psichiatria, politica e giornalismo, con interessi e specializzazioni negli studi e nell’educazione di genere.

Tanti sguardi, tanti fili legati, anzi tessuti, dalla mano di Donatella Caione, editora da sempre attenta e impegnata nel ristabilire con i suoi libri l’equilibrio del discorso sul genere. Togliendo argomenti alle insensate polemiche sulla fantomatica “ideologia gender” e lavorando di fino, invece, sul linguaggio, sull’educazione, sulla comunicazione televisiva, sugli stereotipi pubblicitari. Proponendo, per l’appunto, sguardi differenti sugli uomini e sulle donne, sui bambini e sulle bambine, valorizzando le specificità di ciascuno per contrastare il sessismo, le discriminazioni, il pensiero androcentrico, la violenza fisica e linguistica degli uomini contro le donne. Un lavoro improbo e a volte frustrante: “Mentre noi, case editrici per l’infanzia, pubblichiamo albi illustrati e testi per svelare la trappola dello stereotipo legato ai ruoli, gli scaffali dei supermercati si riempiono  di giocattoli rosa e giocattoli celesti, nel momento in cui parliamo di eccellenze femminili e dell’importanza di educare al rispetto delle differenze, le nostre strade e i nostri mass media si riempiono di pubblicità in cui il corpo delle donne è utilizzato per vendere di tutto, e gli uomini sono impoveriti da immagini di machismo”, scrive Caione.

Il lavoro è soprattutto sulle parole: siamo sopraffatte da un linguaggio sempre più oltraggioso, irrispettoso e volgare. Le parole lasciano segni, la violenza verbale genera violenza nell’immaginario e nella vita. Le parole vengono deformate per essere gettate nella mischia, piegate alle proprie ragioni, interpretate a uso e consumo di posizioni politiche. E’ importante invece tornare all’origine delle parole: spiegare bene cosa intendiamo per “genere”, imparare a usare quelle giuste quando si parla della violenza sulle donne, capire cosa si nasconda sotto la definizione di Pas (la cosiddetta alienazione genitoriale). Questo è l’obiettivo di questo libro. Partendo dalle scuole e dai bambini, che avrebbero bisogno di educazione sentimentale, di strumenti per decostruire gli stereotipi e crescere nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze. In barba a tutti gli Adinolfi d’Italia.

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