Salute

Cosa sappiamo sulla zanzara coreana trovata in Lombardia

È praticamente su tutte le testate: Aedes koreicus, la “zanzara coreana”, è stata trovata anche in Lombardia. Il motivo per cui sta facendo tanto parlare di sé è che, rispetto ad altri insetti del genere Aedes, si adatta facilmente alle temperature più basse tipiche dell’autunno delle nostre parti e potrebbe sfruttare questa capacità per espandersi rapidamente in altre parti d’Italia, anche in zone che di solito rimangono abbastanza indenni dalla piaga delle zanzare, come è già successo in Veneto.

A dare notizia della presenza in Lombardia di questa zanzara originaria dell’estremo Oriente (penisola coreana, Giappone, alcune aree della Cina e della Russia) è un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano che ha appena pubblicato sulla rivista Parasites & Vectors uno studio condotto all’interno di un piano di sorveglianza per gli insetti invasivi. Su 6mila larve prelevate in diversi siti nella fascia prealpina del bergamasco nel periodo di fine estate-autunno del 2020, circa 50 sono risultate della specie Ae. koreicus (4800 sono state identificate come Culex e le restanti come genere Culiseta).

Non è però la prima volta che questa zanzara “aliena” viene trovata in Italia, arrivata probabilmente attraverso gli scambi commerciali e i voli internazionali. Come riporta l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, la sua prima segnalazione fu fatta nel 2011 dall’entomologo Simone Martini durante le attività di sorveglianza per la zanzara tigre commissionate sul territorio dall’Azienda Ulss 2 di Feltre. L’area interessata era una zona montuosa della provincia di Belluno, in cui la presenza di zanzare era catalogata in generale come scarsa. In seguito Ae. koreicus è stata segnalata anche in altre Regioni italiane e, secondo gli autori della ricerca, ha ormai colonizzato un’area di oltre 3mila chilometri quadrati, dalla Liguria al Trentino e al Veneto. L’insetto infestante è ormai stabilmente presente in diversi Paesi europei, primo fra tutti il Belgio che l’ha segnalata già nel 2008.

Ae. koreicus, insomma, sembra adattarsi molto bene a temperature più basse (23-28°C) rispetto ad altre specie di Aedes e stare bene anche in regioni montuose, caratteristica che potrebbe permetterle di espandersi rapidamente anche nel resto d’Italia.

La situazione, sostengono gli esperti, è da monitorare con attenzione, così come avviene per tutte le specie di insetti infestanti che hanno la potenzialità di essere vettori di malattie per animali e essere umano. Alcuni esperimenti di laboratorio hanno suggerito che Ae. koreicus possa veicolare parassiti umani come nematodi (Dirofilaria immitis e Brugia malayi) e virus che sono causa di chikungunya e encefalite giapponese, anche se non sono ancora stati riscontrati casi in Italia.

Via: Wired.it

Credits immagine: Di Syrio – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=81082661

Mara Magistroni

Nata e cresciuta nella “terra di mezzo” tra la grande Milano e il Parco del Ticino, si definisce un’entusiasta ex-biologa alla ricerca della sua vera natura. Dopo il master in comunicazione della scienza presso la Sissa di Trieste, ha collaborato con Fondazione Telethon. Dal 2016 lavora come freelance.

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