Ex Jugoslavia in rete, un sogno per pochi

Una rete dal doppio volto, quando ce l’ha. Nei paesi dell’ex Jugoslavia Internet è uno strumento che solo pochi possono permettersi. In un’area reduce da una lunga e terribile guerra civile, dove spesso non si dispone nemmeno di un’adeguata rete telefonica, la sua diffusione sta diventando sempre più la discriminante tra i paesi più ricchi e quelli poveri. C’è chi come la Croazia e la Slovenia, beneficiando di un periodo di relativa stabilità, ha investito molto nella rete ricavandone nuovi impulsi che favoriscono lo sviluppo economico. Chi, invece, come la Serbia, penalizzata dalle conseguenze di un pesante embargo durato quattro anni, non ha potuto investire sufficienti risorse in questo settore.

E dal momento che la rete è nata proprio allo scopo di favorire la comunicazione tra i ricercatori, abbiamo scelto di confrontare la presenza su Internet delle istituzioni scientifiche serbe e croate . Se si escludono alcuni siti che si occupano di argomenti estremamente vari, le due uniche realtà scientifiche serbe presenti in rete sono l’Accademia serba delle Arti e delle Scienze e la Società serba di Chimica. La prima diqueste, pur avendo grandi tradizioni (è stata fondata nel 1886), non sembra avere sviluppato particolari rapporti di collaborazione internazionale. Anzi, spesso gli scienziati serbi aspirano esplicitamente ad emigrare in Occidente. Lo si capisce dalle numerose home page che questi utilizzano come vetrina per i propri prestigiosi curriculum. Le cose non cambiano molto quando si apre il sito della Società serba di Chimica. In definitiva, ciò di cui si sente la mancanza in Serbia, è una sorta di censimento on-line delle istituzioni scientifiche e la possibilità per loro di interagire attraverso la rete. Questo ritardo naturalmente è frutto delle difficoltà economiche causate dall’embargo imposto dalla comunità internazionale a Serbia e Montenegro, le cui conseguenze non sono state ancora assorbite.

La Croazia, al contrario, già da qualche tempo ha instaurato rapporti dicooperazione economica con i partner occidentali. Il suo stato di relativa tranquillità ha influenzato positivamente lo sviluppo sia della ricerca scientifica che della rete. Dal 1991, anno in cui per la prima volta sono comparsi, a scopo didattico, i computers nella facoltà di informatica dell’università di Zagabria, sono stati fatti passi da gigante. Ne è la prova la creazione di CARNet (Croatian Academic and Research Network), tappa obbligata per chiunque desideri informazioni sull’attività accademica e di ricerca in Croazia. In questo sito trovano spazio praticamente tutte le istituzioni scientifiche croate. Da qui si possono raggiungere, ad esempio, le maggiori università (Zagabria, Spalato, Fiume e Osijek) oppure il Rudjer Boskovic Institute, uno dei più prestigiosi centri di ricerca del paese. Sempre attraverso CARNet si accede al Ministero della Scienza e delle Tecnologia, il cui sito offre un catalogocompleto delle istituzioni scientifiche e una grande quantità diinformazioni sullo stato della ricerca scientifica. I croati, in sostanza, forti di una relativa disponibilità economica, stanno sfruttando meglio dei loro vicini le potenzialità della rete. La cartina di tornasole è rappresentata dai rapporti di partnership con l’estero. Non solo CARNet aderisce alle maggiori associazioni internazionali di network scientifici, ma ogni istituzione che vi trova spazio di solito segnala tutti i link relativi ai centri di ricerca o alle università straniere con i quali collabora.

Sulla scia della Croazia, anche se ad un livello inferiore, si è posta laSlovenia, repubblica che da tempo naviga verso l’area mitteleuropea. Anche qui troviamo un network, il J.Stefan Institute Information System, che garantisce un panorama abbastanza ampio delle istituzioni scientifiche slovene. Interessante il sito del Ministero della Scienza e della Tecnologia dove è possibile trovare il programma di ricerca nazionale.

La Macedonia, a causa del blocco economico impostole dalla Grecia, è rimasta molto indietro: solo pochi siti sulla cultura e sulla storia macedone e nulla più. Cosa dire, infine, della Bosnia? Le informazioni generali sul paese vengono spesso offerte dall’estero, a dimostrazione del fatto che le ferite della guerra sono ancora troppo profonde per consentire un adeguato sviluppo scientifico, prima ancora che telematico.

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