La rivincita della carta

    Chi di noi terrebbe un Pentium II come livre de chevet? E chi invece rinuncerebbe alla comodità di scambiarsi dati con un dischetto? La carta ci è familiare, non è costosa, è facilmente trasportabile e di immediata lettura. D’altra parte l’informazione scritta sulla carta è statica, la sua diffusione è lenta, non è facilmente modificabile. Le recenti tecnologie elettroniche ci permettono di rendere disponibili i nostri scritti a tutto il mondo in pochi secondi, organizzandoli secondo strutture ipertestuali che scardinano la sequenzialità della pagina classica. Ma quale forma di lettura è più congeniale all’uomo? E’ possibile non rinunciare al rapporto fisico con la carta, ma addirittura usarla come interfaccia ‘amichevole’ al materiale elettronico?

    Nei primi secoli dell’era cristiana si passa dal volumen in forma di rotolo al codice, composto di pagine rilegate. Il cambiamento comporta un diverso rapporto fisico con lo scritto, un minore spaesamento del lettore che si muove tra le pagine con una maggiore consapevolezza del punto in cui si trova. Ma fino a tutto il Medioevo i codici rimangono incatenati nelle biblioteche, sono ingombranti incunaboli letti dai pulpiti. Nel ‘500 il veneziano Aldo Manuzio introduce la piegatura del foglio in otto parti, spianando la strada che porterà al libro tascabile. Oggi il volumen sta rispuntando, anche se ciò che srotoliamo non è una pergamena ma un’immagine su un video. Il quale è, se non incatenato, comunque spesso ancorato a una scrivania. Dobbiamo dunque riadattarci ad una lettura della singola pagina, che nasconde e inibisce tutte le altre?

    Cerchiamo di approfondire la questione attraverso lo sguardo dell’etnografo che osserva i comportamenti indotti dalle nuove tecnologie. Alcuni studi di caso avvalorano la tesi secondo cui la carta continua ad essere il mezzo preferito per le attività di lettura. Un’analisi socioetnografica è stata condotta da un gruppo di studiosi della Xerox presso il Fondo monetario internazionale (Imf) di Washington. Il risultato dell’osservazione quotidiana del lavoro di un gruppo di economisti dell’Imf è stato che la carta è ancora il supporto preferito per la lettura, soprattutto perché permette di fare facilmente annotazioni e correzioni senza perdere il testo originario, consente grande velocità di movimento da un pezzo di testo all’altro e flessibilità nella disposizione dei fogli sulla scrivania.

    Sulla scia di questa evidenza, il lavoro di molti centri di ricerca indica una nuova tendenza all’integrazione tra carta ed elettronica. Sono stati infatti sviluppati dei prototipi che si propongono di sommare i vantaggi della carta (il basso costo, la maneggevolezza, la facilità di lettura e annotazione) a quelli ormai irrinunciabili dell’elettronica (la potenza, la velocità, l’ipermedialità). In questa direzione si collocano prodotti come PaperLink , Audio Notebook e SmartPaper. PaperLink è un prototipo nato dalla collaborazione tra la giapponese Hitachi, il dipartimento di Computer Graphics dell’Università di Dortmund e il Georgia Institute of Technology di Atlanta. E’ un sistema che consente di sottolineare pezzi di testo scritto sulla carta e di associare un contenuto elettronico a queste annotazioni.

    Usando VideoPen, un evidenziatore con una videocamera in miniatura, è possibile selezionare le parole sottolineate e collegarvi dati elettronici, oppure prendere alcune parole dalla carta e usarle come input per il calcolatore. Il sistema usa un segnalibro di carta su cui l’utente può stampare o scrivere a mano dei comandi. Con la VideoPen si evidenzia una parte di testo sulla carta, la si memorizza elettronicamente e si seleziona sul segnalibro il comando che crea un legame tra carta e computer. A questo punto qualsiasi informazione elettronicamente memorizzata, dal semplice file di testo alla registrazione audio o video, può essere richiamato da quel pezzo di testo.

    Audio Notebook è un prototipo messo a punto dal gruppo di ricerca sul linguaggio del Mit Media Laboratory che permette di sincronizzare gli appunti presi a mano su carta, per esempio durante una lezione, con la registrazione audio di alcuni momenti della lezione stessa. Un normale block notes di carta è posto su una tavoletta digitale, e gli appunti vengono presi con una penna digitale cordless a cartuccia d’inchiostro. I bottoni di controllo per far partire o interrompere la registrazione sono attivati inserendovi la penna. La funzione di Playback ha due modalità. Si può puntare con la penna a un punto preciso sul Notebook, e riascoltare l’audio connesso a quel passaggio, oppure far scorrere la penna lungo una barra e riascoltare l’audio associato a una pagina.

    Il motto di SmartPaper (marchio registrato della Xerox) è “creare documenti che siano compresi dall’uomo e dal computer”. SmartPaper è la combinazione di DataGlyph, una specie di codice a barre molto meno intrusivo di quello cui siamo abituati, e di un software per stamparlo e decodificarlo. Un DataGlyph si presenta come una zona grigia che può essere mimetizzata in un logo o in un grafico, e contiene fino a 155 bytes per cm2. In esso si possono codificare istruzioni, dati, immagini, grafici che è possibile leggere con qualsiasi scanner e stampare da una normale stampante. Visto l’alto margine d’errore previsto, potete fotocopiare il DataGlyph, macchiarlo di sugo e l’informazione sarà ancora leggibile e manipolabile. Questionari, biglietti da visita, ordinazioni possono così convogliare molta più informazione di quella stampata a chiare lettere sulla loro superficie.

    E’ ormai evidente che le previsioni apocalittiche di chi anni fa scriveva il de profundis al libro stampato si sono rivelate infondate. La carta si sta invece mostrando come l’interfaccia più ergonomica e flessibile. E potremo continuare a tenere libri sul comodino.

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