Ipotesi Big Crunch

“Pochi anni fa, nessuno avrebbe pensato seriamente alla fine del mondo entro i prossimi 10 o 20 miliardi di anni, specialmente da quando abbiamo imparato che l’espansione dell’Universo sta accelerando. Ora però sappiamo che è una possibilità reale”. Forse queste parole, riportate dalla rivista New Scientist, non scateneranno ondate di panico nella popolazione, ma di certo non hanno lasciato indifferenti gli addetti ai lavori. A pronunciarle, infatti, è stato uno dei più autorevoli cosmologi del momento, Andrei Linde, ricercatore moscovita dell’Università di Stanford, negli Stati Uniti, e fresco vincitore, fra l’altro, della Medaglia Dirac assegnata annualmente dal Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam (Ictp) di Trieste.Contrariamente a quanto le più recenti e attendibili osservazioni lascerebbero supporre, secondo Linde, il destino ultimo dell’Universo potrebbe essere una gigantesca implosione, quello che i fisici chiamano un Big Crunch. Dopo aver raggiunto una fase di massima espansione, l’Universo potrebbe cioè collassare su se stesso, per effetto della gravità, fino a raggiungere dimensioni infinitesime in una sorta di Big Bang alla rovescia. Un’ipotesi, questa, che si pone in controtendenza rispetto all’orientamento assunto negli ultimi quattro anni dalla maggioranza dei cosmologi, secondo cui l’espansione dell’Universo potrebbe continuare per sempre. Tutto ha inizio nel gennaio 1998, quando gli astronomi del Lawrence Berkeley Laboratory, in California, annunciarono i risultati delle loro osservazioni: alcune lontane supernove (stelle di grande massa nella fase dell’esplosione che mette fine alla loro esistenza), e quindi anche le galassie che le ospitano, si stanno allontanando dalla Terra a una velocità minore di quella con cui recedono le galassie più vicine. Per capire cosa questo significhi, bisogna considerare che quando un astronomo osserva una galassia lontana, supponiamo, otto miliardi di anni luce, vede ciò che avveniva quando la luce di questa galassia iniziò il viaggio verso di noi, vale a dire otto miliardi di anni fa. Se la galassia in questione si allontana da noi più lentamente di una più vicina, poniamo due miliardi di anni luce, allora otto miliardi di anni fa la velocità di recessione, cioè il ritmo con cui l’Universo si espande, era inferiore a quella di due miliardi di anni fa. Conclusione: l’Universo si sta espandendo sempre più velocemente.Ulteriori osservazioni hanno confermato i risultati degli astronomi californiani, rafforzando l’ipotesi di un cosmo che sta accelerando la sua espansione. Tutto ciò sembra dare corpo all’idea che l’Universo sia permeato da una misteriosa forma di “energia oscura”, la quale, opponendosi alla forza di attrazione della gravità, spingerebbe le galassie ad allontanarsi l’una dall’altra a una velocità sempre crescente e per un tempo indefinito. La fonte di questa energia, secondo varie teorie, sarebbe un campo di forze presente in ogni parte del cosmo e simile forse a quello che avrebbe reso vertiginosamente rapida l’espansione dell’Universo nei suoi primissimi istanti di vita dopo il Big Bang, in una fase nota come “inflazione”. Per inciso, Linde è uno degli artefici della teoria inflazionaria, considerata una pietra angolare della cosmologia moderna.Gli astrofisici sono oggi generalmente propensi a ipotizzare, sulla base dei dati e dei modelli disponibili, che la repulsione tra le galassie dovuta all’energia oscura potrebbe progressivamente affievolirsi al crescere dell’Universo, fino anche a scomparire. In tal modo, l’espansione dell’Universo rallenterebbe fino a raggiungere una determinata velocità di crociera, senza mai arrestarsi quindi. Un esito, questo, che i calcoli di Linde mettono in dubbio. Basandosi su una classe di teorie dette della “supergravità”, attraverso le quali si cerca di descrivere la gravità nel contesto della meccanica quantistica, insieme ai suoi collaboratori Linde ha mostrato che l’energia oscura non solo si può annullare, ma potrebbe anche assumere valori negativi ed estremamente grandi. In questo caso, l’espansione dell’Universo potrebbe fermarsi, con successiva inversione di rotta fino all’epilogo del Big Crunch. Stando ai calcoli, la fase di collasso potrebbe iniziare tra 10-20 miliardi di anni. Vale a dire quando l’Universo avrà il doppiò dell’età attuale, stimata intorno ai 14 miliardi di anni. Ed è proprio questa la sorpresa più grande: “Potremmo essere a metà del ciclo di vita dell’Universo, non all’inizio”, ha dichiarato LindeCon il lavoro di Linde e colleghi, apparso sulla rivista elettronica ArXiv, torna a essere dibattuta un’ipotesi per il futuro remoto dell’Universo, quella del collasso finale, che sembrava ormai fuori dai giochi. Dai quali, peraltro, l’alternativa dell’espansione indefinita non è stata affatto estromessa. “Dal momento che ancora non abbiamo alcuna idea sulla natura dell’energia oscura”, ha commentato l’astronomo Martin Rees, dell’Università di Cambridge, “nessuno di questi scenari può essere per il momento scartato”.

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