Ipertesti, come e perché

Immaginiamoli, finalmente, i nostri studenti seduti a scuola, davanti al computer. In tutte le scuole d’Italia. Finalmente con i piedi sotto il “banco a due piazze” – una per il libro, l’altra per il Pc – che il ministro Luigi Berlinguer ha promesso a tutti entro il 2000. In effetti, come afferma Mario Fierli, coordinatore del Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche 1997-2000 del ministero della Pubblica Istruzione, è prevedibile che già dall’inizio del prossimo anno scolastico le scuole dotate di computer e collegamenti in rete raggiungano la “massa critica” che consentirà di passare dalla fase sperimentale a quella “a regime”.

Si apre così una fase carica di incertezze e preoccupazioni, perché si tratta di fare il salto dal primo manipolo di volonterosi entusiasti a centinaia di migliaia di docenti alle prese con una scuola già sovraccarica di problemi. E davanti a loro ci sono milioni di studenti che delle nuove tecnologie hanno conosciuto fino ad ora solamente l’aspetto ludico dei videogame o le noiose routine dei corsi per programmatori.

Cosa faranno di diverso da quanto hanno sempre fatto, insieme ai loro insegnanti? Come passare dalle “chat” e dalla e-mail, da cui sono partite le prime esperienze, a un vero progetto di scambio multiculturale? Come fare delle pagine Web delle scuole non un depliant pubblicitario ma un luogo di condivisione di risorse? Quali abilità verranno maggiormente stimolate e quali processi cognitivi ne trarranno beneficio? Una fitta serie di iniziative sta affrontando, in questo scorcio di fine anno scolastico, sia i problemi della diffusione delle tecnologie che quelli relativi al loro uso.

Infine, con la conclusione dei lavori della commissione ministeriale dei “Quaranta saggi” presieduta da Roberto Maragliano, si è aperto il dibattito sgli scenari futuri della scuola in Italia. L’anno scolastico, da questo punto di vista, è tutt’altro che finito.

Partire dagli ipertesti
Scrivere con il computer e realizzare un ipertesto sono le prime e tuttora più diffuse esperienze per misurarsi in classe con le nuove tecnologie. Esperienze già “storiche”, ma fondamentali anche per affrontare in maniera creativa, e non da semplici naviganti, il grande ipertesto del WWW. Il seminario “Come, quando e perché ho scritto il mio primo ipertesto”, organizzato il 9 maggio a Firenze da Sismel, Fondazione Ezio Franceschini e Enea Internet Scuola, ha fatto il punto su una serie di questioni importanti inerenti la scrittura elettronica.

A cosa serve un ipertesto? Quale struttura retorica e quali regole stilistiche può sviluppare? Quali contenuti vi si possono riversare? E’ un gioco veramente utile? Franco Montanari e Luca Toschi dell’Università di Firenze, hanno messo in luce che le grandi potenzialità della scrittura ipertestuale sono in realtà ancora ben lontane dall’essere realizzate. Le regole retoriche e stilistiche del nuovo linguaggio sono ancora in larga misura da definire. E sarà difficile superare la pura spettacolarità dei videogame o la caoticità di troppi lavori improvvisati che, a parte il supporto informatico, si distaccano ben poco dal tradizionale testo stampato.

Su un importante aspetto operativo si può invece dire una parola definitiva. La progettazione di un ipertesto da parte degli studenti e insegnanti ha un valore didattico rilevante e autonomo, indipendentemente dal risultato finale – più o meno avanzato tecnicamente e stilisticamente – che produce. Come hanno rilevato gli insegnanti che hanno esposto le proprie esperienze, gli aspetti di collaborazione, di interdisciplinarietà e di riflessione progettuale hanno comunque un grande importanza didattica. Realizzare un ipertesto significa misurarsi con utilissimi ‘ambienti di lavoro’ che, come tale, non si deve misurare con i prodotti commerciali.

Il bilancio del seminario, così l’ha sintetizzato Carmine Marinucci, responsabile del progetto Internet Scuola dell’Enea, è che la comunità educativa e scientifica nazionale ha finalmente accettato la sfida dello scrivere elettronico. Le molte e positive esperienze oggi in atto dovranno però svilupparsi in una prospettiva nazionale e sovranazionale. Internet Scuola punta a offrire percorsi storici, scientifici, artistici e naturalistici on-line, e a un rapporto interattivo con le scuole. Far circolare le esperienze e muoversi in una prospettiva di condivisione di contenuti è, dunque, l’altro aspetto fondamentale della sfida.

Far circolare le esperienze
Didamatica 97, l’annuale incontro dell’Associazione Italiana di Calcolo Automatico (Aica) che si è tenuto quest’anno a Siena dall’8 all’11 maggio, è la più importante occasione per conoscere cosa fanno le scuole e il mondo della ricerca nel campo dell’applicazione del computer alla didattica.

La vera ricchezza di Didamatica è la rassegna delle decine di casi concreti in cui la multimedialità è stata applicata con successo: esempi di ipertesti, di interattività telematica e di coinvolgimento di alunni disabili. Sono, tutte queste, risorse di cui le scuole hanno ora enorme bisogno per riempire di “contenuti” le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.

Ma proprio sul terreno decisivo della circolazione di queste esperienze, Didamatica ‘97 non ha realizzato pienamente le proprie potenzialità. L’offerta informativa, organizzata nel convegno in sessioni parallele mutuamente esclusive, è disponibile solo nei volumi degli atti, e il sito Internet della manifestazione resta desolatamente vuoto. La “rete delle conoscenze”, almeno in Internet, è ancora tutta da costruire.

La rete delle conoscenze
Paolo Manzelli, direttore del Laboratorio di Ricerca Educativa dell’Università di Firenze (che opera nel campo delle nuove tecnologie) parte dall’assunto che l’emergente cultura dell’interattività sia già matura per permettere una crescita multi-direzionale dell’informazione e di conseguenza una più elevata capacità di collaborazione e di dialogo tra la gente. Il seminario di studi su “La Cultura dell’interattività e lo Sviluppo Creativo” organizzato da Manzelli a Firenze dal 15 al 17 maggio ha cercato di mettere in pratica una comunicazione di tipo “reticolare”. I temi della innovazione didattica e tecnologica affrontati nel Convegno in tavole rotonde aperte al pubblico erano stati già discussi in mailing list preparatorie, e l’incontro vero e proprio è servito anche per mettere a punto i futuri lavori che continueranno in rete nella associazione neocostituita Ego- CreaNet.

Il tema su cui lavorerà l’associazione è il rapporto fra “cervello, informazione, e apprendimento creativo”. Lo scopo è capire come il cervello rielabora creativamente gli impulsi che gli provengono da un ambiente multimediale, per realizzare strategie coerenti di inserimento della telematica nella didattica, per produrre materiale per gli studenti e organizzare l,aggiornamento dei docenti.

Anche in questa occasione i numerosi insegnati presenti hanno fortemente denunciato le difficoltà legate all’isolamento in cui si trovano ad operare e all’assenza di efficaci supporti, sul piano tecnico e soprattutto su quello dei contenuti. Non ci sarà rete delle conoscenze e di idee, riaffermano dunque i diretti interessati, se la rete non veicolerà le informazioni e gli strumenti di lavoro. A quando la rete scolastica?

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