A teatro con la bomba atomica

La fisica arriva dove ogni attore teatrale sogna di esordire: Broadway. L’ultimo spettacolo del regista Michael Frayn si intitola infatti “Copenaghen” e rievoca lo storico incontro del 1941 (in pieno conflitto mondiale) tra Niels Bohr e Werner Heisenberg, due dei fondatori della meccanica quantistica. Si riapre così il dibattito su un capitolo spinoso per la storia della fisica, con un interrogativo delicato: perché Heisenberg, direttore del progetto tedesco per la bomba atomica, andò a visitare Niels Bohr, vecchio amico e collega, in una Copenaghen occupata? Cercava di coinvolgere lo scienziato danese nel programma atomico nazista o al contrario di tradire il Reich, rivelandogli informazioni da passare agli Alleati (di lì a poco Bohr sarebbe infatti fuggito negli Usa)? Gli spettatori rimarranno con questo dubbio, anche perché contraddittorie sono state le versioni degli esperti intervenuti nel simposio organizzato dalla City University di New York sulla vicenda. A presiedere il dibattito due protagonisti di quegli anni: i fisici Hans Bethe e John Wheeler. Secondo Bethe, le registrazioni segrete delle conversazioni tra Heisenberg e i suoi colleghi rivelano che “Heisenberg non aveva nessun interesse per la bomba atomica”. Wheeler ritiene però sospetti i frettolosi rientri in Germania del fisico tedesco alla fine dei meeting scientifici internazionali, motivati da “ragioni militari”. A guerra conclusa, Heisenberg dichiarò che la sua visita a Copenaghen fu solo un tentativo di convincere Bohr e gli Alleati della pericolosità del progetto “bomba atomica”. “Ma un importante indizio è contenuto in una lettera scritta da Bohr ad Heisenberg e mai spedita”, afferma Gerald Holton, storico e divulgatore americano. Nel documento Bohr contesterebbe le rivelazioni pubbliche del suo collega su quel famoso viaggio del 1941. Sfortunatamente, però, la lettera – per volere testamentario di Bohr – rimarrà sigillata per altri dodici anni. (m.g.)

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