Addio al Nobel dell’Islam

Abdus Salam, premio Nobel per la Fisica nel 1979 e direttore del Centro internazionale di Fisica teorica (Ictp) di Trieste dal 1964 al 1993, si è spento nelle prime ore del mattino di giovedì 21 novembre a Oxford, dove era da tempo ammalato. La sua salma verrà trasferita e inumata in Pakistan, dove lo scienziato era nato nel 1926.Abdus Salam è stato una delle figure più rappresentative della fisica di questo secolo. Educato in Pakistan sotto l’attenta guida del padre, all’età di 20 anni vinse una borsa di studio per l’Università di Cambridge dove successivamente consegui’ il Ph.D. in Fisica teorica presso il Cavendish Laboratory. Pochi anni dopo ottenne la docenza all’Imperial College di Londra. Salam è noto soprattutto per la teoria elettrodebole, teoria che rappresenta la sintesi matematica e concettuale tra le interazioni elettromagnetiche e le interazioni deboli, l’ultima tappa finora percorsa verso l’unificazione delle forze fondamentali della natura. E’ con questa motivazione che Salam ha ricevuto nel 1979 il premio Nobel per la Fisica assieme agli americani Steven Weinberg e Sheldon Glashow. La validità della teoria è stata accertata negli anni successivi grazie agli esperimenti del Cern di Ginevra che hanno portato alla scoperta delle particelle W e Z. La teoria elettrodebole di Salam costituisce ancora oggi il caposaldo del “modello standard” della fisica delle alte energie.Ma il nome di Abdus Salam resterà legato per sempre anche al Centro internazionale di Fisica teorica di Trieste, realizzato sotto la bandiera delle Nazioni Unite con lo scopo di addestrare nella fisica e nella matematica gli scienziati dei paesi in via di sviluppo. Salam è stato una figura di grande notorietà e carisma negli ambienti scientifici e politici internazionali, capace di dialogare con capi di Stato e primi ministri per portare avanti la sua battaglia a favore di una scienza di pace che scavalchi l’abisso che separa il Nord dal Sud del pianeta. Resterà di esempio a quanti operano a favore dello sviluppo culturale e sociale del Terzo Mondo. Il Centro di Fisica teorica sotto la sua direzione è diventato un punto di riferimento fondamentale per la scienza internazionale e un modello per iniziative simili a Trieste e nel mondo: nell’arco di oltre trent’anni, 60 mila ricercatori di 150 paesi hanno partecipato alle sue attività.Salam fustigava gli economisti d’Occidente e l’egoismo delle nazioni industrializzate, ma non risparmiava le sue critiche alle satrapie del petrolio e alla cecità dell’integralismo islamico. La guerra del Golfo, il nuovo scontro tra Occidente e Islam, la spaccatura nel mondo arabo rappresentò per lui la disillusione più acuta. Leggeva “The Economist” ed era educato al pragmatismo inglese. Ma era impossibile disgiungere in lui la visione scientifica dalla visione religiosa. Amava citare il Corano e sotto la scrivania teneva il tappetino per le preghiere. Dieci anni fa, in un simposio a Istanbul, rampognò duramente l’Islam per aver voltato le spalle alla sapienza scientifica del passato: “Nel sacro Corano, di fronte a 250 versetti di carattere legislativo, ben 700 – complessivamente un ottavo – esortano i credenti a studiare la natura, a riflettere, a impiegare nel modo migliore la ragione, a considerare la scienza come parte integrante della vita della comunità. Non è forse venuto il momento di imparare a parlare delle forze fondamentali della natura e della loro unificazione, della struttura della Terra, del fascino e della magia del codice genetico come di meraviglie rivelate dalla scienza contemporanea, e di esporle alla consapevolezza dei fedeli come il Sacro Libro prescrive di fare?”

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