Categorie: AmbienteSalute

Che inquinamento fa?

In futuro, un bollettino settimanale potrebbe informarci sulla qualità dell’aria dei prossimi giorni, esattamente come avviene oggi per le previsioni del tempo. Il progetto europeo Mac II, coordinato dall’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (Ecmwf) di Reading, ha realizzato infatti un modello computerizzato in grado di predire gli spostamenti delle sostanze inquinanti nell’atmosfera, utilizzando rilevazioni satellitari e i dati provenienti dalle stazioni di monitoraggio terrestri. Copernicus Atmosphere Services, questo il nome del modello, è in grado di fornire previsioni su base globale e locale, a disposizione dei cittadini e le autorità nazionali.

La similitudine con le previsioni del tempo non è casuale. Le sostanze nocive prodotte dall’industria e dagli scarichi delle auto si muovono infatti nell’atmosfera esattamente come nubi temporalesche. A differenza di queste però, fino ad oggi era stato impossibile prevederne in anticipo gli spostamenti. Per raggiungere l’obbiettivo, Mac II sfrutta i rilevamenti effettuati da decine di satelliti e di centri di monitoraggio sparsi su tutto il globo, che vengono integrati da un modello computerizzato della circolazione atmosferica, come avviene appunto per il per il meteo. “Le previsioni della situazione di ieri vengono comparate con quelle di oggi, per produrre previsioni di domani”, spiega Angela Benedetti, ricercatrice del centro di Reading che ha partecipato allo sviluppo del Copernicus Atmosphere Services.

Le sostanze monitorate includono ozono, diossido di azoto, diossido di zolfo, CO2 e particolato. Le previsioni, spiegano i ricercatori, saranno utili per i cittadini più a rischio, ad esempio chi soffre di asma, e per le autorità nazionali, che potranno utilizzare i dati del Copernicus per organizzar in anticipo strategie di contenimento dell’inquinamento, come il blocco delle auto.

Il modello realizzato dai ricercatori di Reading permetterà inoltre di prevedere gli spostamenti delle nubi di fumo prodotte da grandi incendi e dalle eruzioni vulcaniche, e di monitorare la presenza delle sostanze responsabili del riscaldamento globale, come gas serra e particolato carbonioso.

Credits immagine: Kevin Dooley/Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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