Chomsky: Monti, un requiem per la democrazia italiana

Noam Chomsky è uno degli intellettuali americani più importanti dei nostri giorni, famoso per il suo impegno politico, e per le forti critiche mosse nei confronti della politica estera degli Stati uniti. Ma è anche un linguista e un filosofo di primo piano, che a partire dagli anni ’50 ha contribuito a riportare lo studio del linguaggio umano al centro del dibattito scientifico, dando una spinta fondamentale allo sviluppo di discipline come l’intelligenza artificiale, le scienze cognitive e le neuroscienze. Non poteva dunque che essere uno degli ospiti più attesi del Festival delle scienze di Roma, di cui Wired è media partner, in corso in questi giorni all’Auditorium, e dedicato quest’anno proprio al tema del linguaggio. Sono due gli interventi previsti, e il primo andrà in scena stasera alle 21: Conversazioni con Chomsky, una talk-opera organizzata in collaborazione con l’Auditorium Parco della Musica, e dedicata al pensiero politico del linguista.

Intervenuto in occasione del Festival, Chomsky ha colto l’occasione per dire la sua sullo stato di salute delle democrazie occidentali. Una bacchettata che non risparmia il sistema politico italiano. “In Italia la democrazia è scomparsa con l’arrivo di Monti, che non è stato eletto dal popolo, ma da un gruppo di burocrati di Bruxelles”, ha commentato infatti il linguista americano, ricordando però come il problema non sia limitato al nostro Paese. “Lo stesso Wall Street Journal ha scritto che la democrazia americana è al collasso. Ogni governo, che sia di destra o di sinistra, segue la stessa politica, decisa da gruppi di banchieri e burocrati”.

Secondo Chomsky, a dettare l’agenda politica, in Europa come in America, sarebbero dunque gli interessi particolari dei grandi gruppi finanziari e delle banche. Tra i loro obiettivi principali, la distruzione di quel welfare state che è stata una delle principali conquiste europee del dopoguerra. “Il concetto lo ha sintetizzato bene Draghi in un’intervista recente, in cui ha dichiarato che il contratto sociale ormai è morto”, ha raccontato Chomsky: “Questo vuol dire che la politica ormai serve solo ad arricchire i banchieri”.

Se la diagnosi è chiara, la cura invece sembra difficile da trovare. Anche Internet e i nuovi media, spazi e linguaggi innovativi che per molti potrebbero contribuire a spezzare il “circolo vizioso del potere”, secondo Chomsky portano invece con sé nuovi pericoli. “Mi sembra che spesso i nuovi media portino a una visione più ristretta del mondo, perché le persone sono attratte dai mezzi che esprimono esattamente la loro stessa concezione”, ha spiegato infatti il linguista. “Se su un giornale come il New York Times si trovano ancora un certo numero di opinioni differenti, un blog tende invece ad averne una sola. D’altra parte Internet mi permette di leggere i giornali di tutto il mondo. Dipende quindi da come si usano. Possono essere un bene, allargando i nostri orizzonti, così come un male”.

Oltre al suo pensiero politico però, il contributo di Chomsky al Festival delle Scienze riguarderà ovviamente anche il suo lavoro di scienziato. Per domani infatti è previsto il suo secondo intervento, sabato alle ore 21, dal titolo Il linguaggio come organo della mente, in cui farà il punto sulle nuove scoperte della linguistica.

Via Wired.it

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