Categorie: Spazio

Come controllare un robot dallo Spazio

Semplice controllare un robot standosene comodamente seduti nel proprio laboratorio, a pochi metri di distanza. Ma sarebbe possibile ripetere la stessa operazione dallo Spazio? Sunita Williams, comandante della Spedizione 33 della Stazione spaziale internazionale (Iss), ci è appena riuscita: ha usato un computer e una nuova tecnologia sperimentale di trasmissione di dati, detta Disruption-Tolerant Networking (Dtn) per inviare ordini dallo Spazio a un robot, fatto di mattoncini Lego, che si trovava in Germania. 

L’esperimento, condotto dalla Nasa e dall’ Esa, è un passo avanti per la progettazione di un’infrastruttura di trasmissione delle informazioni simile alla rete Internet terrestre, ma capace di funzionare anche dallo Spazio lontano, dove i dati sono molto più soggetti a ritardi interruzioniKim Nergaard, dell’Esa, spiega quali sono le difficoltà che una simile tecnologia deve superare: “La retenormale , quella che usiamo sulla Terra, non prevede minuti di ritardo prima dell’arrivo di un segnale. A parte le enormi distanze spaziali, ci sono altri eventi che possono causare ritardi o interruzioni nelle trasmissioni: tempeste solari, ad esempio, o la presenza di un ostacolo, come un pianeta o un satellite, tra sorgente e destinazione”. 

Per superare queste problematiche, già dieci anni fa Vint Cerf, tra i creatori della rete Internet nostrana, aveva ideato il software Dtn, che usa una rete di nodi, cioè punti di connessione: in questo modo, se c’è un’interruzione nella trasmissione, i dati vengono memorizzati in uno dei nodi finché la comunicazione non torna attiva. È il cosiddetto meccanismo di memorizzazione e inoltro, che assicura che le informazioni non vadano perdute e le veicola gradualmente a destinazione. “Sulla Terra, quando un punto della rete non è più connesso, la sorgente deve trasmettere nuovamente tutto, altrimenti si perdono i dati”, continua Nergaard. “Il Dtn funziona in modo diverso: è tollerante alle interruzioni e ai ritardi grazie ai nodi della rete”. 

Attualmente, per comunicare con lo Spazio, si usa la cosiddetta point-to-point communication. In questo modo è stato possibile, ad esempio, impartire gli ordini al rover Curiosity, che dal 6 agosto passeggia sul suolo di Marte. Ma, secondo Nergaard, quello in uso non è un sistema ottimizzato: “Il rover è comandato direttamente dalla Terra, o in alcuni casi da navicelle spaziali che orbitano attorno al Pianeta Rosso”, spiega. “Ma il sistema utilizzato non è propriamente una rete. Ci sono vari rover sulla superficie di Marte, ma ognuno di essi è considerato un’entità singola. Dovremmo invece trattare tutti questi elementi come nodi interconnessi di un’unica rete, proprio come accade con Internet sulla Terra”.

Secondo Badri Younes, della Nasa, il test ha dimostrato definitivamente che è possibile costruire un’infrastruttura di trasmissione efficiente e affidabile per inviare e ricevere dati dallo Spazio profondo. Il prossimo social network, forse, sarà interplanetario.

Via: Wired.it

Credits immagine: Nasa

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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