Così Google ci ruba il Monte Bianco

Qualsiasi alunno delle elementari conosce il Monte Bianco come la più alta vetta italiana. Ma oggi, almeno stando a quanto mostra il primo sito cartografico per numero di consultazioni, Google Maps, sembra non essere più così: l’azienda di Mountain View, infatti, ha modificato il nostro confine nazionale, includendo per intero nel territorio francese la sommità della montagna più elevata d’Europa. La svista si è propagata a cascata su tutti i principali gestori di carte geografiche online (Virgilio, Bing, eccetera) che hanno inserito il falso confine sui propri siti. Il tutto va ad aggiungersi alle numerose mappe per escursionisti e alpinisti francesi, in cui i transalpini si attribuiscono arbitrariamente la piena titolarità della vetta. La notizia è apparsa su Alp Magazine, rivista dedicata alla montagna e all’alpinismo, e ha scatenato una piccola querelle sulla rete, rimbalzando sui principali social network.

Ma come stanno esattamente le cose? La vetta più alta d’Europa è stata oggetto di lunghissime controversie diplomatiche tra Francia e Italia, per alcuni versi non ancora del tutto risolte. Fino al XVIII secolo, nessun confine attraversava il Massiccio del Monte Bianco: la storia documentata della frontiera comincia con il Trattato di Parigi del 1796, quando il re di Sardegna, sconfitto da Napoleone, è costretto a cedergli Nizza e la Savoia, e di conseguenza anche il Monte Bianco. Successivamente, le risoluzioni del Congresso di Vienna del 1815 impongono alla Francia la restituzione dei territori annessi durante la parentesi napoleonica: così la montagna torna in territorio italiano, allora Regno di Sardegna. Con l’unificazione dell’Italia, il re Vittorio Emanuele firma nel marzo 1861 la “Convenzione di delimitazione delle frontiere” con la Francia: sulla carta topografica allegata al documento, il confine passa chiaramente sulla vetta del Monte Bianco, che quindi risulta per metà italiano e per metà francese.

I successivi errori e incomprensioni sorgono a causa della mappa redatta da un cartografo d’oltralpe, il capitano Jean-Joseph Mieulet: in essa, per la prima volta, la frontiera gira attorno alla sommità del monte e la cima appare interamente in territorio francese. Ecco, i confini tracciati da Google Maps sono molto simili a quelli della carta di Mieulet. Già nel 2005 però, Laura e Giorgio Aliprandi, esperti di cartografia, hanno dimostrato nel trattato “Le grandi Alpi nella cartografia 1482-1885” come il capitano avesse scambiato la vetta del Monte Iseram (questo sì, tutto in territorio francese) per quella del Monte Bianco, originando l’errore. La mappa di Mieulet sarebbe quindi un falso involontario, senza alcun valore giuridico.

Al di là delle cantonate di capitani francesi e programmatori di Google, la questione non ha ancora trovato una soluzione unanime: sulle carte contemporanee prodotte in Francia, sia quelle dell’Institut Géographique National che quelle di istituti privati (Michelin), il Monte Bianco appare sempre in territorio francese; al contrario, in tutte mappe italiane il tracciato segue rigorosamente la linea spartiacque della cima. I club alpini dei due stati (CAI e CAF) hanno semplicemente aggirato il problema grazie a un attento uso dei simboli, producendo di comune intesa una carta in cui le crocette che delimitano la frontiera nelle vicinanze della vetta sono molto distanziate tra loro, lasciando spazio a interpretazioni personali.

L’attuale vicepresidente del CAI, Goffredo Sottile, sottolinea tuttavia come “a rigor di logica e di buon senso, i confini passano normalmente per le cime. Dunque sarebbe questa la soluzione più corretta. Come è riportato sui documenti italiani conservati presso l’Archivio di Stato. Se non che la Francia denuncia l’assenza dei propri corrispettivi documenti, che sarebbero stati sottratti dai tedeschi durante la guerra”.

L’errore, volontario o in buona fede, va ad aggiungersi alla lista di sviste ormai entrate nella storia. Tra le più celebri, il Gronchi Rosa, francobollo emesso in occasione del viaggio del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi in Sudamerica, in cui i confini del Perù sono tracciati in modo sbagliato; e la moneta da 1000 lire bimetallica, coniata dalla Banca d’Italia nel 1997, che rappresenta la Germania ancora divisa in due.

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