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Diagnosi preimpianto, sì per i portatori di malattie genetiche

È già stata definita una sentenza storica: il tribunale di Roma ha stabilito che una coppia fertile può ricorrere alla diagnosi pre impianto se è a rischio la salute del figlio.

A febbraio la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo aveva bocciato la legislazione italiana in materia di fecondazione assistita, la legge 40, ritenendola lesiva della Carta europea dei diritti dell’uomo in quanto nega alle coppie che non hanno problemi di infertilità la possibilità di ricorrere alla diagnosi preimpianto. La sentenza di ieri  stabilisce per la prima volta nel nostro Paese l’immediata applicabilità delle indicazioni europee, e dunque il diritto a ricorrere alla diagnosi preimpianto dovrebbe ora essere riconosciuto a tutti i portatori di malattie genetiche.

Il caso su cui si sono espressi i giudici di Strasburgo riguardava due coniugi romani che rivendicano il diritto di accedere alla diagnosi preimpianto per scongiurare il rischio di mettere al mondo un bambino malato di fibrosi cistica, una grave malattia genetica di cui soffre già il loro primo figlio. Essendo entrambi fertili, infatti, la legge italiana vieta loro questa possibilità.

La corte europea ha dato ragione alla coppia. A questo punto l’Italia sarebbe stata obbligata, almeno in teoria, a recepire le indicazioni dei giudici di Strasburgo, attraverso la modifica della legge 40 in Parlamento, oppure con una sentenza della Corte Costituzionale. “Purtroppo questo non è mai avvenuto”, lamenta Filomena Gallo, avvocatessa e segretario dell’associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica, “non a caso sono moltissime le procedure di infrazione e le sanzioni imposte dall’Ue al nostro Paese per la mancata applicazione delle sentenze europee”. Questa volta però qualcosa è cambiato: il tribunale di Roma, facendo prevalere, come previsto dal nostro ordinamento, le indicazioni comunitarie su quelle nazionali, ha stabilito l’immediata applicabilità della sentenza europea, riconoscendo alla coppia il diritto a ricorre alla diagnosi preimpianto a spese del Servizio Sanitario Nazionale.

Resta da vedere cosa succederà ora alle moltissime coppie di portatori di malattie genetiche che, come i coniugi romani, vorrebbero ricorrere alla diagnosi preimpianto. La sentenza del Tribunale di Roma dovrebbe garantire loro il diritto di farlo senza rivolgersi nuovamente alla giustizia, ma solo il tempo potrà dirci se i loro diritti saranno rispettati.  

Credits immagine: Anthony Majanlahti/Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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  • Nonostante quello che dicono Roccella ed affini, esiste il diritto al figlio sano, contemplato in tutti gli altri paesi europei.Si garantisce al figlio il diritto di vivere, di avere le stesse possibilità degli altri.L Eugenetica non c'entra niente

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