L’effetto è proprio quello delle dune di sabbia modellate dal vento del deserto. Ma queste sono fatte di luce. A descrivere quello che sembra (ma non c’è ancora certezza) un nuovo tipo di aurora polare è un team di ricercatori dell’università di Helsinki che si è avvalso dell’inestimabile contributo di fotografi amatoriali appassionati del cielo, diventati a tutti gli effetti cittadini scienziati.
Da qualche tempo i fisici dell’università finlandese avevamo messo gli occhi su questo strano, raro fenomeno ottico dalla forma a onda, che si increspa e rimodella continuamente. Tuttavia non avevano abbastanza dati per poter dire di più.
La svolta si è verificata il 7 ottobre 2018, quando le dune di luce sono ricomparse, visibili in Svezia e Finlandia. E in tanti, chi per caso e chi per passione, sono riusciti a immortalarle in fotografie e video nello stesso momento.
Grazie all’attivazione di un progetto di citizen science, le immagini sono state raccolte e i ricercatori hanno potuto analizzarle.
“È stato come mettere insieme un puzzle o condurre un lavoro investigativo”, ha commentato Matti Helin, astronomo amatoriale.
Secondo gli esperti, le “dune” sono un fenomeno ottico che si genera a un’altitudine di circa 100 chilometri, al limite superiore della mesosfera. Le onde di luce danzanti che troviamo così affascinanti sono radiazioni luminose emesse dagli atomi di ossigeno presenti in questa fascia della nostra atmosfera che vengono eccitati dall’energia trasmessa dal vento solare (elettroni e protoni provenienti dal Sole). La particolarissima oscillazione – osservata solo sette volte – potrebbe essere dovuta al variare della densità dell’ossigeno.
“Le dune rappresentano una nuova opportunità per studiare l’accoppiamento dell’atmosfera medio-bassa con la termosfera e la ionosfera”, si legge nell’articolo pubblicato sulla rivista Agu Advances, ma gli scienziati ammettono che avranno bisogno di altri dati per confermare la loro ipotesi ed in questo sarà di nuovo indispensabile l’aiuto dei cittadini scienziati.
Via Wired.it.
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(Credits immagine di copertina: Rami Valonen)
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