E la nave va

Sarà la prima vera città galleggiante. Nei piani dei suoi costruttori, gli inglesi della Engineering Solutions, dovrebbe essere il luogo migliore del mondo dove vivere e divertirsi. Parliamo di Freedom, un transatlantico lungo più di un chilometro e mezzo e alto almeno 100 metri, dal peso di più di 2 milioni di tonnellate, spinto per i mari da 100 motori. Sarà in grado di ospitare 65.000 passeggeri, che potranno godere di infrastrutture degne delle più organizzate città. Oltre ai classici appartamenti, ristoranti e negozi, la nave conterrà infatti un aeroporto, un campo da golf, un ospedale, una università e addirittura un tram gratuito che trasporterà i passeggeri da poppa a prua. E se qualcuno dovesse sollevare dei dubbi sull’impatto ambientale di questo gigantesco “predone dei mari”, niente paura: i suoi costruttori, consapevoli del fondamentale ruolo futuro dell’ecologia, hanno pensato di usare toilette elettriche in grado di incenerire le acque di scolo, riducendo in questo modo gran parte dell’inquinamento causato dalla nave.

Gli ingegneri della Engineering Solutions sembrano avere dunque le carte in regola per dare vita alla “prima comunità ideale al mondo”, come Norman Nixon, project manager della società, ama definirla. “Ideale” sembra essere la parola giusta: l’imbarcazione è stata concepita come un vero e proprio paradiso fiscale. E i suoi passeggeri-abitanti, oltre a non pagare alcun tipo di tasse, saranno accuratamente selezionati per creare un ambiente completamente libero da criminalità.

La nave circumnavigherà il mondo una volta ogni due anni. Ma solo un quarto di questo periodo verrà dedicato agli spostamenti. Spesso infatti Freedom resterà ancorata per alcuni giorni nelle vicinanze di grandi città come New York, lasciando il tempo ai passeggeri di portare avanti i propri affari o visitare le città. Ma i suoi abitanti non dovranno aspettare che venga gettata l’ancora per poter abbandonare la nave. L’intero ponte superiore del transatlantico darà spazio alle piste dell’aeroporto di bordo sul quale potranno atterrare elicotteri, aerei personali e persino voli commerciali. La poppa, invece, è stato adibita a porto nel quale potranno attraccare gli yacht dei passeggeri più danarosi o i comuni traghetti.

Per il progetto di Freedom, gli ingegneri della Engineering solution sono stati ispirati da una commessa della Turks and Caicos Island. “L’idea”, dice Nixon, “era di creare questo luogo ideale su di un’isola deserta”. Poi, abbandonato il progetto iniziale, l’ipotesi si è trasformata in questo avveniristico esemplare di città galleggiante, il cui costo complessivo ammonterà a 3,6 miliardi di sterline.

La nave, la cui costruzione partirà in queste settiimane per essere terminata entro il 2002, sarà unica nel suo genere. “Nessuno ha mai pensato ad un progetto di queste dimensioni prima d’ora, noi faremo di tutto per far sì che diventerà realtà”. Nixon non scherza. Per dedicarsi completamente alla realizzazione di una nave così grande da dover essere costruita in mare aperto, la società inglese ha abbandonato ogni altra commessa. E le prenotazioni che già cominciano a fioccare sembrano dare ragione a chi ha creduto nel progetto Freedom: già mille appartamenti sono stati prenotati da passeggeri provenienti dall’America, Germania, Francia e Nuova Zelanda. Il prezzo? Da 300 milioni a 6 miliardi di lire (per la camera con vista sul mare).

Non tutti, però, sembrano essere ottimisti verso un progetto di queste dimensioni. “Anche se sarà senza dubbio in grado di navigare e ha tutte le carte in regola per essere costruita” dice John Brown, ideatore della mastodontica Queen Elizabeth 2, “credo che dovremmo smettere di pensare così in grande. Non posso immaginare niente di peggio dell’essere costretto a dividere uno spazio così ridotto con altre 65.000 persone. Andare in crociera dovrebbe essere un lusso, non una punizione”.

Dinanzi a questa opera potrebbero venire in mente le disavventure del Titanic. Ma le dimensioni di Freedom saranno tali da attraversare un’onda alta 30 metri come se fosse una pozzanghera ed affrontare un uragano senza spostarsi di un centimetro. Sarà poco probabile, dunque, che il nuovo transatlantico coli a picco: considerate le dimensioni, Freedom triterebbe a neve il più temibile degli iceberg.

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