Dopo il riso, il grano e il mais, adesso tocca alla banana. Entro cinque anni un consorzio guidato dall’International Plant Genetics Resources Institute di Roma sequenzierà il suo genoma. I ricercatori sperano di individuare dei geni resistenti alle malattie per realizzare piante meno vulnerabili. Negli ultimi 50 anni, infatti, alcune varietà di banano hanno subito una drastica riduzione, soprattutto a causa delle malattie. La debolezza di queste piante è dovuta al fatto che la maggior parte dei plantani oggi coltivati sono ibridi realizzati dall’incrocio di due specie asiatiche: la Musa acuminata e la Musa balbisiana. Il frutto di queste piante non ha semi e la loro riproduzione è asessuata. Questo ha consentito ai coltivatori di migliorare il prodotto ma ha reso impossibile la creazione di nuove varietà o la loro evoluzione. D’altra parte è proprio il auo particolare modo di riprodursi a rendere la pianta interessante dal punto di vista scientifico. “Siccome durante la riproduzione non avviene nessuno scambio genetico, il genoma della banana è rimasto congelato nel tempo”, spiega Ronny Swennen, un biologo dell’Università di Leuven in Belgio, per questo alcune varietà potrebbero essere rimaste identiche per più di 8000 anni. Alcuni dei geni sequenziati potrebbero essere impiantati nel patrimonio di varietà ‘più appetibili’, per l’odore o le dimensioni. Una volta completata l’operazione di decodificazione, le informazioni potranno essere consultate gratuitamente dai coltivatori, mentre saranno a pagamento per le istituzioni commerciali che non hanno partecipato al progetto. (p.c.)
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