Categorie: Salute

Eterologa: 2700 coppie in esilio

Fecondazione eterologa, cioè quella che ricorre a gameti esterni alla coppia. In Italia non è consentita dalla Legge 40, ma per alcune persone, colpite da sterilità totale o parziale grave, è l’unica strada per avere un figlio. A loro non resta che andare all’estero, in paesi dove questa possibilità è garantita. Quanti sono gli emigranti dell’eterologa? “Più di 2700 ogni anno, come testimonia la terza indagine dell’Osservatorio Turismo Procreativo, la prima a puntare l’attenzione sul diritto negato di questi pazienti. Una cifra, stimata per difetto, ottenuta interpellando 36 centri esteri, i più frequentati dal cosiddetto turismo procreativo italiano”, dice Andrea Borini, presidente dell’Osservatorio.

I due terzi dei centri contattati, poi, ha pagine Internet scritte in italiano, e personale che dà informazioni nella nostra lingua. Si tratta di medici, infermieri, amministrativi non soltanto di lingua italiana, ma spesso di nazionalità italiana, cooptati dalla struttura che vede nella migrazione di casa nostra un’importante fonte di guadagno. È così che le coppie italiane in cerca di informazioni vengono immediatamente indirizzate verso questa corsia preferenziale a loro dedicata.

Sulla base di stime precedenti, quelle pubblicate a marzo scorso su “Human Reproduction” e quelle elaborate dallo stesso Osservatorio nel 2006, gli italiani che ogni anno decidono di rivolgersi a centri oltre confine per la fecondazione assistita sono circa 4000. I risultati della terza indagine, quindi, svelano che due pazienti emigrati su tre vanno in cerca dell’eterologa. “Sebbene la Legge 40 sia stata modificata dalla sentenza della Corte Costituzionale del maggio 2009, quindi, ci sono ancora dei pazienti discriminati sulla base della loro condizione di salute e delle loro possibilità economiche”, spiega Maria Paola Costantini, avvocato del Foro di Firenze che insieme ad altri avvocati sta seguendo, a titolo gratuito, alcune delle coppie che in Italia hanno deciso di ricorrere contro il divieto di eterologa.

I ricorsi al momento in attesa di essere discussi presso i tribunali di diverse città italiane sono più di 10: due di questi, che riguardano rispettivamente la richiesta di donazione di spermatozoi e di oociti, sono già stati inviati alla Corte Costituzionale, che ancora deve fissare la data dell’udienza.

Tra le coppie costrette all’esilio riproduttivo ci sono anche quelle in cui uno dei partner è diventato sterile dopo un trattamento di radio o chemioterapia. “In questi casi la fecondazione eterologa rappresenterebbe un’opzione importante per cercare di garantire la possibilità di avere un figlio”, afferma Lino De Pup, ginecologo dell’Istituto Tumori di Aviano. “La ricerca scientifica ci consente oggi di proporre alle donne diverse tecniche di preservazione della fertilità, ma le informazioni devono essere date per tempo e con un attento counseling”. Per questo si è formata Pro-fert, una società scientifica che riunisce oncologi, ginecologi, medici esperti di riproduzione assistita, una task force che ha come obiettivo l’informazione e la formazione sul tema della preservazione della fertilità.

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