Il suo acronimo è Vhr-Ct, sigla per “Very High Resolution X-Ray Computed Tomography”, ed è la tecnica che – sviluppata originariamente per scopi diagnostici – ha recentemente permesso di riportare in vita (virtualmente), in un dettagliato modello tridimensionale, un ragno vissuto 50 milioni di anni fa. Applicata per la prima volta nell’analisi dei fossili in ambra, la Vhr-Ct ha avuto esiti sorprendenti, come spiegano David Penney, docente della School of Earth, Atmospheric and Environmental Sciences (Seaes) dell’Università di Manchester, e i ricercatori dell’Università di Ghent, in Belgio, co-autori dello studio pubblicato nell’ultimo numero di Zootaxa.
La Vhr-Ct ha permesso, infatti, di sezionare digitalmente” un ragno maschio appartenente alla nuova specie Cenotextricella simoni, trovato nei dintorni di Parigi, senza incidere la resina e preservando l’integrità del reperto. Un approccio che Penney ha definito rivoluzionario per la futura ricerca scientifica: “Finora scansioni di questo genere erano state realizzate soltanto dall’Università del Texas, ma con risultati non così soddisfacenti”, si legge su Zootaxa, “il dipartimento di Subatomic and Radiation Physics della Ghent University è riuscito ad accrescere in modo significativo il grado di risoluzione”.
L’ambra è un ambiente che fornisce una grande quantità di informazioni non solo sui fossili in essa racchiusi, ma anche sugli ecosistemi in cui questi hanno vissuto. Riuscire a preservarla e a non distruggere le prove durante lo studio – come consente la Vhr-Ct – significa garantirsi l’accesso a questi dati essenziali anche quando in futuro saranno disponibili tecniche diverse.
Il prossimo obietivo dei ricercatori, attualmente impegnati nello studio di alcune specie di aracnidi della giungla africana, è di utilizzare questa tecnologia per analizzare un nuovo esemplare di ragno in ambra, Episinus penneyi, reperito in Messico e risalente a più di 20 milioni di anni fa. (l.s.)
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