Il segreto della longevità è nascosto nel nostro codice genetico. O meglio in 150 mutazioni genetiche che uno studio condotto dall’italiana Paola Sebastiani, docente di biostatistica all’Università di Boston e da Thomas Perls dello stesso ateneo, hanno identificato nei genomi di oltre mille centenari. Lo studio, pubblicato su Science, è frutto di dieci anni di studi è si basa sull’ipotesi che le persone molto longeve abbiano varianti genetiche che influenzano la loro speranza di vita.
Per provare questa tesi e individuare quali varianti genetiche sono associate alla longevità, i ricercatori hanno attentamente analizzato il patrimonio genetico di 1055 individui tra i 90 e 115 anni. L’analisi ha rivelato 150 varianti genetiche, dette polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs), che i ricercatori hanno incluso in un modello genetico per predire la speranza di vita. Secondo gli autori il metodo è molto valido e permette un’accuratezza del 77 per cento.
Gli scienziati però non si sono concentrati esclusivamente sulla longevità ma hanno considerato anche le combinazioni di queste varianti genetiche correlate all’assenza di malattie. Confrontando quante varianti associate a particolari patologie erano presenti nei genomi dei centenari con quante presenti in un gruppo di controllo, i ricercatori hanno identificato 19 firme genetiche, ognuna correlata alla comparsa e alla prevalenza di malattie legate all’invecchiamento come le demenze.
“La metodologia che abbiamo sviluppato può essere applicata ad altre complesse caratteristiche genetiche, fra cui il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson, le malattie cardiovascolari e il diabete”, ha spiegato Paola Sebastiani.
Gli autori hanno sottolineato che la predizione non è perfetta e, sebbene possa essere migliorata da ulteriori dati, i suoi limiti confermano che i fattori ambientali, fra cui un corretto stile di vita, contribuiscono in maniera importante alla salute e alla longevità. (m.r.)
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1190532
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