I dati si memorizzano sul vetro

Un tempo erano i floppy disk. Poi sono arrivati cd-romdvd blu-ray. E infine è stata la volta delle velocissime memorie allo stato solido (per non parlare del cloud storage e degli attesissimi qubit): le soluzioni per archiviare dati elettronici, insomma, non mancano. L’offerta è variegata e accessibile a (quasi) tutti i portafogli. Ma una cosa così non l’avevamo ancora sentita. Una nuova tecnica, sviluppata dai ricercatori della University of Southampton, permette di conservare dati in modo altamente efficiente e duraturo  usando le proprietà ottiche e geometriche di particolari lastre di vetro nanostrutturato. Il dispositivo messo a punto dagli scienziati è in grado di memorizzare informazioni per oltre un milione di anni ed è resistente al calore fino a oltre 1.000°C. 

Il sistema era già stato descritto teoricamente, ma è la prima volta che viene realizzato testato in laboratorio, come raccontano gli autori in un articolo presentato alla Conference on Lasers and Electro-Optics di San Jose: “Per la prima volta, dei dati reali sono stati memorizzati e successivamente recuperati usando la nostra tecnica”, spiega il ricercatore Jingyu Zhang. “Siamo riusciti a scrivere eleggere con successo un file pdf all’interno del vetro”. La tecnologia sfrutta cinque dimensioni del cristallo: le tre tradizionali – lunghezza, larghezza e spessore – e altre due aggiuntive, cioè l’orientazione degli assi della struttura e la birifrangenza, una proprietà ottica legata al modo in cui il materiale rifrange la luce. Usando così tante dimensioni, ogni punto del vetro riesce a memorizzare tre diversi bit d’informazione: il prototipo dei ricercatori ha una capienza totale di oltre 360 terabyte

Il processo prevede l’utilizzo di un laser ultra-veloce a femtosecondi, molto più costoso rispetto alle componenti utilizzate per gli hard disk tradizionali: per questo motivo, secondo Zhang, la tecnologia non è destinata (almeno per ora) a soppiantare le soluzioni oggi in uso. “Ma potrebbe essere interessante per le grandi aziende di cloud storage dei dati”, conclude il ricercatore. La caccia al partner industriale per la commercializzazione del dispositivo è iniziata. 

Via: Wired.it

Credits immagine: daddo83/Flickr

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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  • In una nota serie televisiva di "fantascienza" (StarGate, SG1) molte tecnologie aliene, avanzate di centinaia, migliaia -o anche più- di anni rispetto a quella terrestre, si basano su CRISTALLI.

    Questi "cristalli" nella serie vengono utilizzati in apparecchiature per creare campi di forza, motori stellari ultraluce (Ipe.
    -Drive) etc.

    Bè, questa notizia, dati immagazzinati nel vetro, è di immediata associazione ai cristalli della fantascienza (che forse poi tanto "fanta" non è ...!)

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