I primi sapiens europei? I fossili più antichi sono in Italia

    Quand’è che la nostra specie ha messo piede per la prima volta in Europa? A rispondere a questa domanda ci stanno provando in molti, e da tanto tempo. Ornamenti e utensili – attribuiti a Homo sapiens piuttosto che ai Neanderthal – ci dicono che i nostri antenati dovevano trovarsi entro i confini europei già tra i 44 e i 42mila anni fa. I primi fossili di un essere umano moderno, però, non compaiono che tra 41 e 39 mila anni fa. Quindi? 

    Come in una trama poliziesca, a offrire una soluzione al rompicapo spuntano due piccoli denti da latte (inizialmente attribuiti a Neanderthal) ritrovati nel lontano 1964 in Puglia, nella Grotta del Cavallo, e ora riesaminati e ridatati. I nuovi risultati fanno felici parecchi paleontologi: i denti appartengono indiscutibilmente alla specie umana e hanno tra 43 e 45mila anni. Per adesso, quindi, sono italiani i fossili di Homo sapiens più antichi d’Europa. Il nuovo studio è stato condotto da un team internazionale guidato da Stefano Benazzi e Gerhard Weber del Virtual Antrophology lab dell’Università di Vienna, e il verdetto è apparso oggi su Nature

    La stessa identica storia è accaduta a un altro gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford e del Natural History Museum di Londra, che da dieci anni studiano un frammento di mascella superiore con tre denti, ritrovata nel 1927 nella Kent’s Cavern di Devon, in Gran Bretagna, anche questa inizialmente attribuita a Neanderthal. Ora l’etichetta sul fossile dovrà cambiare: appartiene all’essere umano anatomicamente moderno ed è datata tra 44mila e 41mila anni fa. Anche questo studio si è meritato le pagine di Nature. 

    Sembra quindi che H. sapiens fosse presente in Europa contemporaneamente sia a Nordovest sia a Sudest oltre 40mila anni fa. Le nuove ricerche suggeriscono una rapida dispersione dei primi esseri umani attraverso il continente e fanno scattare immediatamente una considerazione: la nostra specie ha convissuto in queste lande con i cugini Neanderthal per qualche migliaia di anni in più di quanto si pensasse. 

    Anche per le indagini i due gruppi hanno agito in maniera simile. In entrambi i casi sono state eseguite delle scansioni digitali dettagliate dei reperti, per comparare le caratteristiche dei denti con quelle di un ampio campione di altri fossili disponibili. Benazzi si dice più che certo che si tratti di molari da latte umani e lo stesso vale per la mascella. 

    Quanto alla datazione, non è stato possibile eseguirla direttamente sui campioni, perché troppo piccoli; gli studiosi sono quindi ricorsi a un sistema indiretto: nel caso italiano sono state datate le conchiglie rinvenute nello stesso strato archeologico; nel caso inglese (dove dei resti di colla avevano sollevato questioni circa la bontà della precedente datazione) ci si è serviti di ossa di lupi, cervi, orsi e rinoceronti trovati accanto alla mascella e datati tra 50mila e 26mila anni fa. L’analisi statistica ha poi indicato l’età più probabile per il reperto. Ora non resta che aspettare nuovi fossili o nuove analisi per capire da dove siano arrivati e come si siano diffusi nel Vecchio Continente.

    Via Wired.it

    Riferimento: doi:10.1038/nature10617

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