Il brazuca al microscopio

Il kickoff è andato. Ieri il Brazuca è rotolato sull’erba dello stadio di San Paolo per la partita inaugurale dei campionati mondiali di calcio, in cui si sono scontrati Brasile e Croazia. L’attesa e la pressione, inutile dirlo, sono state altissime. Tanto che, come vi avevamo già raccontato, persino la scienza ha detto la sua. I primi pareri erano stati positivi – e comunque migliori rispetto al terribile Jobulani, il pallone usato nella scorsa edizione dei Mondiali – e sono stati ora confermati da un’attenta analisi al microscopio elettronico condotta dai ricercatori della Polytechnic School of Engineering di New York, coordinati da Nikhil Gupta. Gli scienziati hanno tagliato via un brandello dal Brazuca e per analizzarne la composizione interna: “Esaminando la sezione, si notano diversi strati”, racconta Gupta. “Il più interno è una sacca che contiene l’aria, poi uno strato di fibra composita e uno, più spesso, di schiuma espansa. Poi di nuovo fibra e ancora schiuma più sottile. Infine la superficie”. Quest’ultima, a differenza dei palloni del passato, è in poliuretano, un materiale che assorbe molta meno umidità rispetto alla pelle.

“I due strati di schiuma”, continua Gupta, “hanno funzioni diverse: lo strato più spesso conferisce alla palla il livello desiderato di morbidezza, per evitare che i giocatori si facciano male quando la colpiscono di testa. Il secondo è costituito da una serie di celle chiuse, che fanno sì che anche la poca umidità che penetra dalla superficie non venga assorbita. Questi accorgimenti fanno sì che le performance e le dimensioni della sfera siano all’incirca uguali in tutte le condizioni atmosferiche”.

La superficie esterna di Brazuca, inoltre, è composta di sei pannelli privi di cuciture in rilievo, in modo che il flusso d’aria che scorre intorno al pallone sia il più possibile regolare. Un accorgimento che dovrebbe fortunatamente scongiurare le parabole bizzarre e irregolari viste in Sudafrica. Stavolta, insomma, pare proprio che gli azzurri non abbiano nessuna scusa.

Via Wired.it

Credits imamgine: Tim Reckmann/Flickr

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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