Mentre continuano le discussioni sulla sicurezza degli ogm (Vedi Galileo: Salute e ogm: di chi possiamo fidarci?), la ricerca nel campo va avanti. Un team di scienziati dell’Università neozelandese di Waikato ha infatti creato una mucca, geneticamente modificata, capace di produrre latte privo di beta-lattoglobulina, una proteina presente nel latte vaccino ma non in quello materno e responsabile di allergie nel tre per cento della popolazione durante il primo anno di vita. Lo studio, realizzato grazie alla tecnica dell’Rna interference, è stato pubblicato su Pnas.
Quello dei ricercatori neozelandesi non è il primo esempio in assoluto di animali da latte geneticamente modificati. Per esempio, nei laboratori della China Agricultural University sono state create mucche transgeniche che producono latte “umano” e scienziati russi hanno fatto lo stesso con le capre. Mentre alcuni ricercatori di Dubai progettano di modificare dei cammelli per produrre dal loro latte farmaci a basso costo. Tuttavia l’approccio utilizzato dai ricercatori di Waikato è piuttosto diverso da quello utilizzato finora.
Le “istruzioni” per la produzione della beta-lattoglobulina sono contenute nel Dna dei bovini sotto forma di geni. Ma invece di modificarli direttamente, per esempio eliminandoli, i ricercatori hanno deciso di alterarne l’espressione ricorrendo alla tecnica dell’RNA interference, attraverso cui frammenti di Rna interferiscono selettivamente con i geni, “spegnendoli”. Dopo avere testato il metodo sui topi, i ricercatori lo hanno quindi trasferito su una mucca, inducendola poi a produrre latte con terapia ormonale. Una volta analizzato, il latte è risultato essere privo di beta-lattoglobulina, pur mantenendo un elevato contenuto proteico.
“Un successo importante”, ha commentato Bruce Whitelaw, professore di biotecnologia animale dell’Università di Edimburgo: “perché rappresenta uno dei primi casi in cui l’Rna interference è stata utilizzata su un mammifero. La tecnica ha una lunga storia con specie come piante e vermi, ma è il primo spettacolare successo con il bestiame”.
Non tutto però è andato come sperato. La mucca è infatti nata priva della coda, un evento che – anche se i ricercatori escludono possa essere collegato alle modifiche genetiche da loro apportate – non manca di sollevare qualche preoccupazione. Pete Riley, del gruppo GM Freeze, commentando lo studio ha detto: “Prima di proseguire con gli esperimenti, devono stabilire con sicurezza qual è la causa delle malformazioni della mucca, e se queste siano in qualche modo collegate con l’approccio Gm (geneticamente modificato, nda). Si potrebbe imparare molto studiando organismi meno complicati”.
Via libera invece da Keith Campbell, dell’Università di Nottingham, uno dei padri della pecora Dolly. Secondo Campbell il vero test sarà vedere se le modificazioni genetiche riusciranno a resistere attraverso diverse generazioni: “Questo lavoro è molto interessante, e mostra ancora una volta come la tecnologia possa essere spinta in avanti con risultati potenzialmente utili”, ha commentato lo scienziato: “Secondo me non ci sono rischi per la salute, se il latte fosse stato velenoso la mucca sarebbe già morta.”
Riferimenti: Pnas doi: 10.1073/pnas.1210057109
Credits immagine: Old Shoe Woman/Flickr
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