Categorie: Salute

Il pacemaker high-tech che riveste il cuore

Come un guanto o un calzino, può ricoprire completamente gli organi interni per monitorarne lo stato di salute e addirittura curare eventuali disfunzioni. L’invenzione, descritta su Nature Communication da John Rogers, ricercatore della University of Illinois at Urbana-Champaign, è per ora unica nel suo genere: una combinazione ipertecnologica e flessibile di silicio e componenti optoelettronici.

Per costruire il dispositivo, Rogers e colleghi hanno inserito 68 minuscoli sensori nel calzino, poi fatto indossare a una replica stampata in 3D di un cuore di coniglio. Dopo questa prova, andata a buon fine, i ricercatori hanno eseguito la stessa operazione su un cuore vero, prelevato dal corpo dell’animale e ancora pulsante. Comparando le informazioni provenienti dai sensori sulla guaina con i dati ottenuti con metodi di imaging più tradizionali, gli scienziati sono stati in grado di misurare con estrema precisione parametri come temperaturaattività elettrica e pH in regioni diverse dell’organo.

Secondo gli autori della ricerca, nella calza possono essere cuciti anche elettrodi in grado di stimolare l’organo, il che la renderebbe a tutti gli effetti un pacemaker in grado di regolarizzare il battito cardiaco. Sebbene la strada per l’applicazione sugli esseri umani sia ancora lunga, gli scienziati sono fiduciosi: “Fra non molto inizieremo i trial sugli animali”, racconta Rogers. “Per ora, la difficoltà più grande è nell’alimentazione del dispositivo: lavoriamo su microbatterie incorporate e sulla possibilità di trasmettere in wireless l’energia da una sorgente esterna al corpo”. Un’altra sfida riguarda la biodegradabilità del dispositivo: l’obiettivo è di far sì che si dissolva senza danni nell’organismo quando non è più necessario o quando le batterie si esauriscono.

L’équipe, racconta New Scientist, sta anche lavorando all’adattamento del sistema ad altri organi, tra cui il cervello. Una sfida più difficile rispetto al cuore, dato che lo spazio di manovra nella scatola cranica è molto più ristretto: “In ogni caso”, commenta ancora Rogers, “non è obbligatorio ricoprire interamente l’organo. Anche scansioni parziali possono rivelarsi utilissime. Il nostro dispositivo, potenzialmente, può essere applicato a tutti gli organi”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Rogers et al.

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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