Categorie: Salute

Il vaso sanguigno è bio e su misura

Dieci anni di lavoro sono serviti a qualcosa. Nicolas L’Heureux, co-founder di Cytograft – un’azienda che si occupa di tissue engineering – può dirsi soddisfatto dei risultati. Al meeting annuale dell’American Association of Anatomists di San Diego ha presentato il primo tessuto vascolare generato interamente a partire da cellule ottenute da donatori umani. Insomma, anche in questo campo sta per chiudersi l’era delle protesi sintetiche. 

Si tratta di una tecnica innovativa basata sull’intreccio di fibre di origine biologica che possono essere tessute insieme per formare nuovi vasi sanguigni. Il risultato è una protesi simile a quelle di origine sintetica ma molto più resistente. Inoltre, per realizzare una struttura completa ci vorrebbero solo pochi giorni. 

“In pratica, è l’esatto contrario dell’uncinetto fatto dalla nonna” – spiega L’Heureux – “Si tratta di un processo molto più veloce. Il tempo necessario per tessere insieme i fili e creare un vaso sanguigno rappresenta una frazione minima di quello necessario a realizzare gli strati cellulari di base”.

Non a caso, fino all’anno scorso il team californiano si era concentrato sulla produzione di tessuti vascolari originati dalle cellule epiteliali prelevate dai pazienti stessi. Un procedimento che riduce al minimo i rischi di rigetto, ma che richiede tempi lunghissimi per far crescere le colture cellulari. A giugno, tre persone sottoposte a dialisi avevano ricevuto con successo il primo impianto di tessuti biologici, ma i costi di realizzazione sfioravano comunque i 10mila dollari. 

L’idea di Cytograft è proprio quella di abbandonare il vecchio approccio e puntare sui costrutti realizzati a partire da cellule ematiche di donatori selezionati. Grazie al nuovo processo di tessitura, l’azienda californiana cercherà di dimezzare i costi di impianto e ridurre dei 2/3 i tempi di realizzazione. 

Per adesso i vasi sanguigni generati dal team di L’Heureux sono stati testati solo in cavie animali, ma hanno dimostrato di resistere all’inserimento di aghi. Una caratteristica fondamentale per i nuovi tessuti, pensati espressamente per aiutare le persone sottoposte a dialisi. 

Inoltre, le strutture biologiche della Cytograft sarebbero meno suscettibili alle infezioni rispetto a quelle sintetiche, mentre il processo di tessitura eliminerebbe le sovrapposizioni tipiche delle strutture ripiegate a cilindro. Insomma, stendere dei fili ordinati dà risultati migliori che saldare insieme degli strati di cellule. In questo senso, l’uncinetto della nonna può insegnare ancora qualcosa.

via wired.it

Credit immagine: Cytograft

Lorenzo Mannella

Si occupa di scienza, internet e innovazione. Laureato in Biotecnologie presso l'Università di Pisa, ha frequentato il master SGP in comunicazione scientifica presso Sapienza Università di Roma. Collabora con Galileo dal 2011. Scrive per Wired, Sapere e L'Espresso.

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