Categorie: AmbienteSalute

Inquinamento, chiedi allo smartphone se è il caso di uscire

Che inquinamento fa oggi? È il caso di uscire? A fare queste domande d’ora in poi ai propri smartphone e tablet potrebbero essere i pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), patologia misconosciuta dell’apparato respiratorio che solo in Italia conta oltre 5,5 milioni di malati, e destinata a diventare entro il 2020 la terza causa di morte al mondo. Ioannis Kouris e il collega Dimitris Koutsouris del National Technical University of Athens hanno infatti proposto di dislocare per le città un sistema di sensori per rivelare la qualità dell’aria, connessi a Internet e consultabili tramite smartphone dai pazienti con Bpco, così che questi possano evitare le zone a rischio. Ma cosa significa a rischio?

La Bpco è una malattia definita come la coesistenza, solitamente, di due condizioni incurabili: l’enfisema e la bronchite cronica. A scatenare questa patologia cronica è un fattore su tutte: il fumo, un vizio ancora per oltre 10 milioni di persone. Ma non c’è solo il fumo: anche l’esposizione a inquinanti presenti nell’ambiente, nel posto di lavoro o a casa (vapori chimici, fumi e combustibili utilizzati per cucinare o riscaldare i locali) possono danneggiare i bronchi e favorire l’insorgenza della malattia, con la comparsa dei sintomi tipici della Bpco: senso di costrizione al torace, mancanza di fiato e tosse.

Ad oggi una vera e propria terapia capace di facilitare la respirazione non esiste per questi pazienti (si utilizzano per lo più i broncidilatatori per rilassare la muscolatura dei bronchi), per questo è importante evitare i fattori ambientali scatenanti i sintomi per evitare le esacerbazioni della malattia e la sua progressione. Questo significa limitare l’esposizione a sostanze triggers, come polveri e sostanze inquinanti quali ossidi di zolfo, ossidi di azoto, monossido di carbonio e le emissioni rilasciate da centrali elettriche e industriali.

La proposta dei ricercatori greci, di cui si parlerà anche a Verona, nel corso del convegno Pneumo ’14, va proprio in questa direzione: dare ai pazienti gli strumenti necessari per decidere in piena autonomia come evitare le aree dove le condizioni ambientali potrebbero peggiorare le propria salute. L’idea è semplice: connettere sensori, distribuiti nella città, a Internet, e rendere disponibili i dati registrati, combinati con le previsioni meteo, tramite app, consultabili su smartphone e tablet  in modo preciso e tempestivo.

La proposta, per ora testata in un campus dai ricercatori, è quella di usare questi dati per dare ai malati la possibilità di evitare le aree dove la concentrazione dei triggers è tale da costituire un pericolo. Lo stesso principio, spiegano i ricercatori, potrebbe anche essere applicato anche ai pazienti con asma.

Via: Wired.it

Credits immagine: Kris Krug/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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