Categorie: Salute

L’agopuntura salva i neuroni?

L’agopuntura sembra, almeno nei topi, contrastare i danni cerebrali causati da una malattia come il morbo di Parkinson. È quello che suggerisce uno studio pubblicato su Brain Research, in cui i ricercatori hanno utilizzato l’antica terapia della medicina tradizionale cinese su un modello animale, per eliminare dall’analisi l’effetto placebo.

Sabina Lim della Kyung Hee University di Seul,in Corea del Sud, ha iniettato ai topi un composto, chiamato Mptp, che uccide i neuroni dopaminergici, causando quindi un disturbo simile al morbo di Parkinson, che negli esseri umani è legato proprio alla carenza del neurotrasmettitore dopamina nel cervello. Alcuni dei topi sono stati poi sottoposti per alcune giorni ad agopuntura sulla parte superiore della zampa e dietro il ginocchio, punti che secondo la tradizione sono legati al controllo del movimento (appunto la funzione intaccata dal Parkinson). Altri topi subivano agopuntura in due punti del bacino ritenuti di nessun valore terapeutico secondo la medicina tradizionale, e altri ancora nessun trattamento. Dopo sette giorni, nei topi degli ultimi due gruppi si registrava una significativa diminuzione della dopamina, mentre quelli trattati con l’agopuntura “secondo tradizione” avevano mantenuto i livelli di dopamina all’80 per cento del normale. Secondo i ricercatori, la spiegazione più probabile è che l’agopuntura abbia ridotto l’infiammazione delle cellule nervose che, anche nel caso degli esseri umani, accompagna di solito il morbo di Parkinson e ne peggiora i sintomi.

Diversi esperti di Parkinson, come Ruth Walker della Mount Sinai School of Medicine di New York, giudicano lo studio attendibile e interessante, ma non molto promettente dal punto di vista clinico. Nella migliore delle ipotesi, infatti, l’agopuntura potrebbe prevenire la morte dei neuroni dopaminergici, ma il Parkinson non viene praticamente mai diagnosticato a uno stadio così precoce. Quando la malattia si manifesta l’unica cosa da fare è cercare di rimpiazzare i neuroni già morti, come si fa con le terapie a base di levodopa (n.n.)

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