L’app per scrivere senza guardare

C’erano una volta le segretarie che a furia di scrivere avevano imparato a battere a macchina senza guardare la tastiera. Poi è stata la volta dei computer, e anche lì c’è conosce a menadito la disposizione dei tasti. Ma con gli smartphone, soprattutto se touchscreen, le cose si complicano un po’. Imparare a localizzare le diverse (e piuttosto piccole) lettere e premere quella giusta non è sempre facile, muovendo di continuo la mano sullo schermo. Ora però un gruppo di ricercatori del Georgia Institute of Technology di Atlanta è riuscito a risolvere il problema inventando un nuovo metodo di scrittura, un’app grazie alla quale, come mostrato nel video, non c’è alcun bisogno di fissare lo schermo mentre si digitano le frasi, né tantomeno di spostare di continuo le mani. Un sistema per potenziare soprattutto le capacità dei non vedenti, ma che in futuro potrebbe essere utile anche a chi semplicemente vuole continuare a lavorare, correre o parlare mentre scrive.

Non essendo basata sulla vista, l’app messa a punto dagli scienziati guidati da Mario Romero della School of Interactive Computing (IC) del Georgia Institute of Technology, si basa sulla gestualità. E fin qui nulla di nuovo. L’innovazione della BrailleTouch (questo il nome della app, per ora un prototipo) è infatti nella staticità delle mani durante la scrittura, perché i soli tasti da sfiorare con la punta delle dita sono i sei puntini dell’alfabeto Braille, nel quale ogni carattere è identificato da una combinazione di questi sei elementi.

I test condotti su alcuni non vedenti hanno mostrato come a differenza di altri metodi di scrittura, BrailleTouch aumenti di sei volte il numero di parole digitate per minuto (fino a 32 quelle scritte), con un’accuratezza del 92%. Come spiegano i ricercatori, un’app come questa, utilizzabile su smartphone e tablet, permetterebbe anche di ridurre i costi per l’acquisto di tastiere specifiche per i non vedenti. Anche se i vantaggi sarebbero notevoli per tutti, sottolineano gli scienziati.

L’app, vincitrice del MobileHCI 2011 di Stoccolma, per ora è stata sviluppata per iPhone e iPad, ma prossimamente raggiungerà anche le piattaforme Android

Credits immagine: The Georgia Institute of Technology

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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  • una sola cosa: perchè un non vedente dovrebbe comparare un dispositivo tuch? i telefoni con i tasti fanni il loro dovere e anche l'articolo dice sono più facili da usare

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