Categorie: Fisica e Matematica

Matematica da Oscar

L’Academy Award americana ha appena assegnato i premi Oscar per il 1998. Tanti ne ha vinti il kolossal “Titanic”. Ma un Oscar è stato assegnato anche a un genio della matematica, o meglio ad un genio che rifiuta di fare il matematico. Si tratta del film “Will Hunting: genio ribelle” di Gus van Sant, che oltre al premio per il miglior attore non protagonista, Robin Williams, ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale, scritta da due giovani amici, Matt Damon e Ben Affleck, che nella pellicola interpretano due amici. Damon fa la parte di un giovane disadattato e teppista che ha il genio per la matematica. E’ un talento naturale. Suo antagonista è il brillante matematico del Mit di Boston, interpretato da Stellan Skargard, vincitore della medaglia Fields (la medaglia Fields è l’analogo del premio Nobel, che non esiste per la matematica. Anzi, è più importante del Nobel, dato che viene assegnata ogni quattro anni in occasione del congresso mondiale di matematica. Quest’anno il congresso si svolgerà in agosto all’Università di Berlino).

Nel film, il matematico non fa una bella figura (come quasi sempre i matematici nei film). E’ ossessionato dall’idea di convincere il giovane Damon a utilizzare il genio che possiede in modo quasi inconsapevole. Damon ha studiato da sé, ed è in grado di risolvere problemi di matematica che il vincitore della medaglia Fields non è più in grado di risolvere. L’ansia della matematica prende non solo gli studenti, ma anche i grandi matematici! Damon rifiuterà di seguire la strada indicata dal matematico. I due giovani sceneggiatori sono stati studenti di una delle più prestigiose università americane e hanno da pochissimo deciso di dedicarsi al cinema. E’ evidente quale opinione abbiano della matematica, o almeno dei matematici!

In un altro film del 1997, “L’amore ha due facce”, con la regia di Barbra Streisand, il protagonista maschile era un professore di matematica della Columbia University di New York. La pellicola inizia con una lezione di matematica a cui assiste un numero molto basso di studenti, metà dei quali dorme. Insomma, nell’immaginario collettivo i matematici sono pazzi, odiosi o noiosi!

Ma la matematica non è fatta solo da grandi geni isolati, magari un po’ matti o stralunati. Per produrre dei buoni matematici conta molto anche l’educazione scolastica, la diffusione della cultura scientifica, i bravi docenti, l’attenzione dei media. E l’essere inseriti in un contesto internazionale.

E questo è quello che, senza che nessuno se ne accorgesse, è accaduto alla scienza matematica italiana. Che quest’anno ha ottenuto un grande riconoscimento internazionale. Al vertice della speciale classifica dei paesi del mondo per il valore della ricerca, una sorta di G7 della matematica, sono sette paesi: Cina, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti. Dal 1998, l’Italia è entrata in questo ristretto “gruppo dei grandi”. Come ha scritto il segretario della International Mathematical Union, Jacob Palis, questo riconoscimento è arrivato grazie alla “ottima ricerca in matematica svolta in Italia negli ultimi due anni”. Un fatto importante, che speriamo contribuisca a stimolare le “vocazioni” degli studenti italiani per la matematica.

Naturalmente bisogna ricordarsi che la matematica ha un grave handicap. Non è filosofia, non è letteratura, non è storia. La matematica è la scienza di dimostrare i teoremi. Bisogna cogliere gli aspetti importanti della matematica: quello culturale, quello formativo e quello del calcolo. L’aspetto formativo è un punto importante: non è una pignoleria dei matematici l’insistere sulla precisione delle definizioni e degli enunciati dei teoremi. E’ un fatto fondamentale. Si deve parlare di matematica, cercando di far capire come la matematica si basi su un sistema logico deduttivo rigoroso, e che se si tralascia il rigore e il calcolo se ne snaturano le caratteristiche. Facendo comprendere come sia stato un grande salto nella storia del pensiero umano, dal punto di vista culturale, l’aver introdotto il calcolo. Naturalmente per poter comunicare bisogna suscitare dell’interesse, e perché no, anche dell’entusiasmo.

E questa è la scommessa alla base della serie di convegni su “Matematica e cultura” che si è iniziata nel 1997 all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Far cogliere della matematica gli aspetti culturali, senza perdere di vista la peculiarità di questa disciplina. Per far questo si è cercato di toccare temi diversi: dai rapporti tra matematica e musica a quelli tra matematica e letteratura, matematica e cinema, matematica e filosofia. Nel 1998 il convegno si tiene nell’auditorium Santa Margherita a Venezia, i giorni 3 e 4 aprile. Vi parteciperanno tra gli altri Edoardo Vesentini, Alessandro Figà Talamanca, Jean Marc Lévy-Leblond, Paolo Portoghesi, il regista della BBC Simon Singh, autore del film e del libro “Fermat’s Last Theorem”. Concluderà una conferenza concerto di Roman Vlad. Verranno presentati gli atti del convegno del 1997, nei quali è presente tra gli altri un breve saggio di Massimo Cacciari su “Matematica e politica”. Tutte le informazioni al sito: http://mercurio.mat.uniroma1.it/venezia98.

Michele Emmer

Professore di matematica alla Sapienza Università di Roma, si occupa di superfici minime e di calcolo delle variazioni, di computer graphics, dei rapporti tra matematica e arte, tra matematica e cultura, di film, di mostre.Ha realizzato 18 film della serie “Arte e matematica”. Organizza da 16 anni il convegno “Matematica e cultura” a Venezia, è editor delle serie Springer “Mathematics and Culture” e “The Visual Mind”, MIT Press. Collabora a L’Unità, Sapere, Alfabeta2, La Stampa, Il Manifesto. Ultimi libri: "Numeri immaginari: cinema e matematica” (Bollati Boringhieri 2012). "Imagine Math 2" (Springer 2013)

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