Categorie: Spazio

Maven è in orbita attorno a Marte

Conosci il tuo nemico”. Lo diceva Sun Tzu più di due millenni fa, nel suo celebre trattato “L’arte della guerra”, e alla Nasa devono aver imparato bene il concetto: sebbene non sia propriamente un nemico, Marte è di sicuro un osso duro. Per portarci degli esseri umani entro il 2030, come ha promesso l’amministratore delegato dell’agenzia spaziale statunitense Charles Bolden (e chissà che uno di questi non possa essere la nostra Samantha Cristoforetti), sarà necessario conoscerlo molto bene. Curiosity e Opportunity stanno facendo un ottimo lavoro in proposito. E da oggi possono contare su un nuovo alleato: la navicella Maven, lanciata quasi un anno fa per studiare lo strato esterna dell’atmosfera marziana, è finalmente entrata in orbita attorno al pianeta rosso.

“Come primo orbiter destinato a studiare l’atmosfera esterna di Marte, Maven migliorerà enormemente la nostra conoscenza del pianeta”, spiega Bolden, “di come il suo clima è cambiato nel tempo e di come questo ha influenzato l’evoluzione della superficie e della potenziale abitabilità del pianeta. È indispensabile per pianificare la missione che porterà gli esseri umani su Marte entro il 2030”. Dopo il lungo viaggio — Maven era decollata il 18 novembre 2013 da Cape Canaveral — l’avvenuto ingresso in orbita è stato confermato dai dati ricevuti dal centro operativo Lockheed Martin di Littleton, in Colorado, e dal tracciamento monitorato dal Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California.

Cosa succede ora? Maven inizierà un periodo di sei settimane di messa in manovra, in cui approccerà l’orbita finale (a circa 150 chilometri di quota) e proverà strumenti e comandi. Poi inizierà la missione vera e propria, della durata di un anno terrestre, durante la quale acquisirà misure della composizione, struttura e fuga dei gas dell’atmosfera superiore di Marte e della sua interazione con il Sole e con il vento solare. In particolare, Maven porta con sé tre pacchetti di strumenti: il Particles and Field Package, costruito dalla University of California at Berkeley, che servirà a caratterizzare il vento solare e la ionosfera del pianeta; il Remote Sensing Package, costruito dalla University of Colorado Boulder, che identificherà la struttura dell’atmosfera esterna, e il Neutral Gas and Ion Spectrometer che misurerà composizione e isotopi delle particelle atomiche presenti. 

Credits immagine: NASA’s Goddard Space Flight Center
Via: Wired.it

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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