Vita

L’antidoto per la medusa più velenosa del mondo c’era già ma non lo sapevamo

Nei mari dell’Australia settentrionale e del Sud-est asiatico vive uno degli animali più pericolosi per l’essere umano. Un predatore che non ha l’aspetto minaccioso di uno squalo ma quello straordinariamente etereo di una medusa trasparente. Che però nuota e caccia attivamente le sue prede, ghermendole con tentacoli velenosi che possono estendersi fino a 3 metri. Chironex fleckeri, o medusa scatola o anche vespa di mare, è la medusa più velenosa del mondo: uccide le sue prede – piccoli pesci e crostacei – in pochi secondi, e può arrivare a fermare il cuore di un essere umano nell’arco di minuti. Almeno 40 persone muoiono ogni anno per le conseguenze di un contatto con meduse di questo tipo (Cubozoa), ma si sospetta che siano molte di più.

Fortunatamente, la maggior parte degli incontri ravvicinati con le cubomeduse non sono fatali, perché solitamente l’estensione dell’area di contatto è limitata. Ma la “strisciata” brucia intensamente e provoca una necrosi localizzata, effetti contro i quali al momento non ci sono trattamenti veramente efficaci. I meccanismi molecolari dell’azione estremamente rapida del veleno della vespa di mare, infatti, sono ancora in gran parte sconosciuti. Ora però una ricerca pubblicata su Nature Communications potrebbe aver trovato un nuovo antidoto veramente efficace contro il veleno della medusa scatola e anche di altre specie di cnidari urticanti. E, sorpresa, si tratta di un farmaco attualmente impiegato contro il colesterolo.

Indovina la proteina

Il veleno di Chironex fleckeri è composto da una miscela di proteine in grado di distruggere i globuli rossi e danneggiare le membrane cellulari, tuttavia, non si sa ancora quali siano le componenti coinvolte in questi processi. Per scoprirlo, i ricercatori hanno preparato milioni di cellule umane, ciascuna delle quali privata di un diverso gene. Le hanno quindi esposte all’azione del veleno per vedere quali fossero in grado di sopravvivere, grazie a uno dei geni mancanti, e, di conseguenza, quali fossero le proteine prese di mira dal veleno. In questo modo, gli scienziati hanno scoperto che le cellule scampate al veleno erano prive di uno dei 4 geni responsabili della produzione di colesterolo.

A questo punto, il team ha voluto verificare se i farmaci impiegati contro il colesterolo fossero in grado di contrastare il veleno, e hanno così scoperto che uno di questi, HPbCD, riusciva a fermare l’azione delle tossine per 15 minuti nei topi che vi erano stati esposti.

Come HpbCD ferma la medusa più velenosa del mondo?

“Siamo stati decisamente fortunati”, dice Greg Neely, il ricercatore dell’University of Sydney che ha guidato la ricerca, “e anche molto sorpresi che un solo farmaco fosse in grado di bloccare l’azione di un veleno composto da oltre 250 proteine. Secondo i ricercatori, questo potrebbe essere dovuto al fatto che HPbCD solitamente estrae il colesterolo dalla membrana cellulare, impedendo in questo modo al veleno di accedervi.

Certamente serviranno ulteriori studi per arrivare all’impiego umano di questo antidoto, ma gli scienziati ritengono che ci siano buone probabilità che gli stessi risultati possano essere replicati negli esseri umani.

Riferimenti: Nature Communications

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

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