Un frammento di un osso frontale con una parte dell’orbita, tre frammenti di calotta cranica e altri, più piccoli, dello scheletro: reperti appartenuti a un ominide di un milione di anni fa. Probabilmente a Homo ergaster/erectus. È l’importante scoperta, fatta nel bacino sedimentario di Buya, in Eritra, da un gruppo internazionale di ricercatori, coordinato da Alfredo Coppa del dipartimento di Scienze Ambientali della Sapienza.
Il progetto internazionale Buya – che vede coinvolti anche le università di Firenze, Padova e Torino, il Museo Pigorini di Roma, il Museo nazionale Eritreo di Asmara e il Museo nazionale di storia naturale di Parigi – ha ricevuto recentemente un finanziamento (quello destinato ai Grandi scavi archeologici) che ha reso possibile la nuova spedizione in uno dei siti più promettenti per la paleontologia umana.
Gli scavi dell’area di Mulhuli-Amo, in Dancalia, sono cominciati 15 anni fa e hanno portato alla scoperta di un cranio di Homo ergaster/erectus perfettamente conservato, noto come “La signora di Buya”, nel 1995. I nuovi ritrovamenti sono particolarmente importanti perché sono ancora pochi i reperti attribuiti al genere Homo risalenti a un milione di anni fa. Nel sito, inoltre, sono stati ritrovati centinaia di manufatti in pietra (riconducibili alla cultura acheuleana). Inoltre, sono visibili numerosi fossili di elefante (con un’età stimata di 27 milioni di anni fa), ippopotamo, rinoceronte, bufalo, antilopi, coccodrilli, tartarughe, varani, serpenti. È molto probabile, infatti, che il luogo possa essere un delta di un antico lago.
Ora si procederà al suo scavo sistematico per cercare altri reperti umani fossili e stabilire l’esatto contesto ecologico e culturale.
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