Nuovi indizi per la materia oscura

Vi ricordate l’Alpha Magnetic Spectrometer (Ams)? Be’, il cacciatore di antimateria (e non solo, qui un ripassino sulle caratteristiche della missione), dopo i segnali resi noto lo scorso anno infatti, potrebbe aver visto ancora qualcosa di interessante. Ams  – sostanzialmente un rivelatore di particelle provenienti dai raggi cosmici, montato sulla Stazione spaziale internazionale – avrebbe rivelato nuovi indizi sull’esistenza della materia oscura (quella porzione di materia che non emette né riflette la luce).

L’Ams passa al setaccio i raggi cosmici che provengono dallo Spazio nell’idea che in questo flusso cosmico possano nascondersi indizi di violente collisioni d materia oscura. In particolare, scrivono dal Mit (dove sono stati analizzati i dati dell’Ams), quando due particelle di materia oscura si scontrano si annichiliscono, rilasciano energia e producono particelle che decadono in elettroni, protoni, antiprotoni e positroni. Rivelare eccessi di questi ultimi tipi di due particelle per gli esperti potrebbe essere un indizio di una nuova fonte, come le pulsar, o proprio la materia oscura.

Ora gli scienziati hanno analizzato circa 41 miliardi di particelle rivelate dall’Ams, trovando circa 10 milioni di positroni ed elettroni con energie comprese tra gli 0.5 e i 500 Gev. Studiando la frazione protonica i ricercatori hanno escluso che queste particelle derivassero dagli stessi raggi cosmici, ipotizzando piuttosto che fossero compatibili con una sorgente di materia oscura a positroni. “I nuovi risultati Ams mostrano inequivocabilmente che una nuova fonte di positroni è attiva nella galassia”, ha commentato Paolo Zuccon del Mit: “Non sappiamo ancora se questi positroni provengono da collisioni di materia oscura, o da sorgenti astrofisiche come le pulsar. Ma sono in corso delle misure da parte dell’Ams che potrebbero aiutare a discriminare tra le due ipotesi”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Nasa


Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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