Madrid – La fecondazione in vitro è costosa e ha basse percentuali di successo, circa il 15 per cento. Ma oggi si può fare meglio facendo meno, si possono avere maggiori benefici con costi minori. Questo è il monito e l’auspicio che proviene dal XIX Congresso internazionale annuale della Società Europea di Medicina della Riproduzione ed Embriologia, che si è tenuto a Madrid, dal 29 giugno al 2 luglio. Tremila iscritti tra gli operatori della medicina della riproduzione di tutto il mondo, oltre 200 le presenze italiane, 67 le sessioni di discussione dagli aspetti piu tecnici delle metodiche, a quelli clinici, genetici, etici, giuridici e sociali, sono i numeri che ben caratterizzano l’evento appena conclusosi. A cui si è registrata una sempre piu ampia partecipazione dei paesi arabi e del continente africano, Egitto in testa.Nonostante questo l’Europa fa ancora la parte del leone e si aggiudica una quota rilevante dell’offerta di cura con la procreazione assistita, il 60 per cento dei cicli effettuati nel mondo, circa 259mila l’anno. Di questi, piu della metà in soli tre paesi: Germania (60.723), Francia (51.868) e Gran Bretagna (30.215). Qui già da qualche anno i ginecologci stanno verificando l’efficienza del trasferimento di un solo embrione per ciclo di fecondazione in vitro. Lo chiamano il “golden embryo”, è il migliore per aspetti morfologici, funzionali e genetici. Viene quindi selezionato in base alle sue caratteristiche attraverso test di laboratorio. Alcuni mesi fa i medici belgi hanno sposato questo orientamento dandosi delle regole ben precise: e lo hanno annunciato al congresso di Madrid. Il Belgio ha emanato una normativa in base alla quale nessun centro di procreazione assistita potrà trasferire piu di un embrione in un solo ciclo, congelando gli altri per i successivi tentativi. Il risparmio di risorse economiche così conseguito permetterebbe il rimborso di oltre tremila cicli di fecondazione in vitro in più l’anno. Ma non si tratta solo di avere più risorse a disposizione, quanto di migliorare la qualità di vita e la salute sia della gestante che del nascituro.L’obiettivo è infatti ridurre drasticamente l’incidenza dei parti pretermine e a rischio per gravidanze gemellari, soprattutto trigemine. Ne sono convinti anche i medici tedeschi che hanno però le mani legate dalla legge nazionale del 1991 secondo la quale tutti gli embrioni prodotti con la fertilizzazione in vitro devono essere trasferiti in un unico transfer. Esattamente come prevede la proposta di legge attualmente in discussione nel Parlamento italiano. E proprio a questo proposito Ricardo Felderbaum, direttore del registro tedesco per i dati sulla fecondazione in vitro, mette in guardia l’Italia dall’imitare ciò che è accaduto in Gremania. Un monitoraggio eseguito dal 1997 al 2002, infatti ha rilevato come questa limitazione sia coincisa con una bassa resa dei cicli e l’aumento del loro numero. Ma il dato più allarmante è l’alta incidenza dei parti gemellari, il 34 per cento dei nati, e dei parti trigemellari, il 3,6 per cento. L’indice di sucesso nel trasferire due embrioni ideali ovvero selezionati, invece che due non selezionati passerebbe dal 13,35 per cento al 32,48 per cento.Alberto Revelli, ginecologo torinese, relatore a Madrid di uno studio sui fattori morfologici di selezione degli embrioni, ha specificato che per poter fare un’analisi accurata sulla qualità degli embrioni da trasferire occorre sia incentivare la ricerca che organizzare i laboratori dei centri di procreazione assistita con standard elevati e con personale molto qualificato. Il salto di qualità è quello di associare all’uso quotidiano del laboratorio quello di un maggiore studio e di controllo del lavoro svolto.
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