La RU486, il farmaco per l’interruzione precoce della gravidanza, potrebbe avere effetti terapeutici. Sarebbe infatti in grado di allungare la vita delle cellule nervose cerebrali e intervenire così nella cura di gravi malattie degenerative come la sclerosi a placche o la demenza senile. Le nuove prospettive di impiego della pillola abortiva provengono da uno studio condotto da autorevoli centri di ricerca francesi (Inserm, Cnrs, College de France) e pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas). I ricercatori hanno verificato che il mifepristone, l’ormone alla base del RU486, agisce sulle cellule nervose del cervello bloccandone il processo degenerativo che ne provoca la morte (apoptosi). Lo studio è stato condotto su colture di cellule prelevate dal cervelletto di topi afflitti da una forma di atassia mortale, simile alla sclerosi a placche che colpisce gli esseri umani. Il mifepristone si è dimostrato capace di impedire l’invecchiamento patologico dei neuroni, allungandone la vita fino a 16 volte, ma il meccanismo con il quale ciò è avvenuto non è ancora chiaro. Si esclude si tratti dell’inibizione del progesterone, indotta dalla pillola, o di un’azione antiossidante. Una volta compreso il motivo per il quale alcune cellule muoiono mentre altre rimangono in vita, si potrà passare alla sperimentazione di nuove terapie sugli esseri umani. (g.d.o.)
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